Il Castello è qualcosa che sa di fiaba, di principi e principesse da salvare, di mostri da combattere.

Da Cenerentola a La Bella e la Bestia, tutti abbiamo immaginato un giorno di incontrare un castello così, con il parco, le piccole torri rotonde, l’entrata maestosa, i saloni sfarzosi per forse davvero ballare con le scarpine di cristallo.

E poi un giorno, per caso, l’incontri. Maestoso, con quell’aria un po’ vissuta, ma ancora integro e pieno di orgoglio con le sue torri merlate e un magnifico parco.

E’ il Castello di Piovera, piccolo borgo in provincia di Alessandria, appena oltre il confine della Lombardia, non lontano da Tortona.

Dagli studi del Professor Peola, profondo conoscitore di storia locale, si sa che Piovera affonda le sue radici già nei gruppi di Cristiani sfuggiti alle persecuzioni di Nerone, poi molti uomini della plebe di Roma ed ex-appartenenti alle legioni imperiali arrivarono nel paese per incrementare la produzione dei beni e presidiare le terre dell’Impero, sempre meno sicure.

Infatti, dopo la caduta dell’impero romano, il borgo visse momenti assai difficili, con forti contese tra gli invasori d’oltralpe e anche per la sua vicinanza alla capitale del Regno Italico Pavia, che ogni fazione tentava di assediare.

Con Carlo Magno, nel 774, ci furono l’atteso riassetto delle strade consolari e la costruzione di difese per la zona della Plovara.

Il Castello di Piovera, con quello di Rivellino, fu potenziato nei secoli, specie durante l’epoca d’oro del Ducato di Milano, e rimase efficiente fino al periodo della costituzione dei feudi.

Prima di essere feudo, Piovera fu un beneficio ecclesiastico fino al periodo dei Comuni, quindi subentrarono i nobili, poi la dominazione spagnola prima e infine il regno sardo-piemontese.

Il castello Balbi sorge nel centro del borgo e ne domina con l’imponente facciata la piccola piazza, è un complesso fortilizio a ferro di cavallo, tra i maggiori della zona, con torri ovali e due quadrangolari, massicce e imponenti, difeso da un fossato e da una cinta muraria.

L’impianto, dotato di un vasto parco all’inglese di trenta ettari e con una serie di edifici risalenti al XVIII secolo adiacenti al giardino con i suoi alberi rari e secolari, dona a tutto l’insieme un aspetto decisamente romantico.

Il complesso è arredato dalle cantine alle torri, manichini indossano abiti d’epoca, ed è decorato all’esterno dalle opere di Niccolò Calvi di Bergolo, poliedrico artista e proprietario del castello.

Il Castello di Piovera era una fortezza per la difesa del territorio nel XIV secolo eretta su di un preesistente accampamento romano, longobardo e carolingio e sulle rovine di un convento probabilmente templare, poi fu rimaneggiato in età tardo barocca con rifacimenti che però non hanno intaccato la sua struttura originaria.

Tra i rari castelli di pianura era in una posizione privilegiata, per il passaggio dei ricchi mercanti sulla famosa Via del Sale e dei pellegrini che percorrevano la Via Francigena da Roma a Parigi.

Il Castello passò indenne sotto molteplici dominazioni, dai Visconti di Milano, che ne ordinarono la costruzione, ai Mandelli, poi agli Sforza, ai Gallarati, infine ritornò ai Visconti.

I marchesi Balbi mantennero il possesso del vasto territorio agricolo e del castello fino al XX secolo, con ampie opere di ristrutturazione che lo trasformarono in una dimora signorile conferendo all’insieme qualcosa di romantico.

Gli ultimi eredi, i nobili D’Oria e Odescalchi lo cedettero all’attuale proprietario, che era un lontano cugino, il conte Niccolò Calvi di Bergolo alla fine degli anni Sessanta, che ha creato all’interno del castello e nel giardino molti e interessanti percorsi storico-artistici aperti al pubblico che accompagna grazie alla sua carismatica presenza.