L’archeologia è la nostra storia, ci racconta, ci spiega, ci dimostra chi siamo e da dove veniamo.

Il 9 febbraio a Ornavasso, è stata inaugurata la nuova sezione archeologica Enrico Bianchetti del Museo del Paesaggio.

Presenti il primo cittadino di Ornavasso Filippo Rigala Fulgosi, il presidente del museo Massimo Terzi, il presidente della Fondazione Comunitaria Maurizio de Paoli e la professoressa Paola Piana Agostinetti, curatrice dell’allestimento.

Il Professor Enrico Bianchetti nacque negli anni 30 dell’800, discendeva una storica famiglia locale. Agiato e colto appassionato di varie discipline che si andavano affermando nel periodo, dalla meteorologia alla fotografia all’archeologia, promosse scavi che portarono alla scoperta della necropoli di Ornavasso e costituì una significativa raccolta di reperti poi passati al Museo del Paesaggio di Verbania.

Dopo quattro anni di lavoro Ornavasso comincia cosi una lunga riscoperta del patrimonio culturale di una comunità fiera e radicata alle sue radici che sono profondissime e si perdono nella notte dei tempi.

La collezione archeologica del Museo è intitolata a Enrico Bianchetti, l’archeologo che portò alla luce le preziosissime necropoli degli abitanti di Ornavasso, partendo da 200 anni prima della conquista romana, avvenuta sotto l’imperatore Augusto, fino a cento anni dopo essere diventati parte dell’impero, cioè dal II secolo a.C. al primo d.C.

Sono considerate tra le più importanti dell’Italia nord-occidentale per lo studio della civiltà pre-romana sulle Alpi e in particolare dei Leponzi-Celti.

L’area archeologica di Ornavasso vede due sepolcreti, entrambi poco a Sud della Punta di Migiandone che chiude l’imbocco della Valle del Toce, uno a destra e l’altro a sinistra della strada che dal Lago Maggiore porta verso Domodossola e i valichi transalpini.

Il primo è quello di San Bernardo, con 183 tombe, di cui 165 scavate da Bianchetti alla fine dell’Ottocento, e le restanti scoperte durante campagne dirette dalla Soprintendenza archeologica del Piemonte nel 1948 e nel 1950, il secondo sepolcreto è nella località denominata in Persôna, comprende 165 tombe tutte scavate sotto la direzione di Bianchetti.

Scoperta nel 1891, la necropoli è una delle più antiche ritrovate, più ricca di corredi funebri quindi fornì informazioni sulla civiltà antica della zona, individuata come cultura leponzio-celtica, ancora integra dalle influenze romane o poco assimilate.

L’esposizione si divide su quattro sale.

La prima racconta il gruppo umano sepolto nelle necropoli, la seconda è a un video sulla storia del territorio e degli scavi, mentre la terza e la quarta espongono i corredi tombali.

La visita è accompagnata da un audio guida sullo smartphone o tablet, sempre inquadrando i codici associati a ogni vetrina, che presenta le testimonianze dei personaggi che hanno trovato sepoltura nelle necropoli e i cui corredi sono nelle vetrine.

Il progetto scientifico è di Paola Piana Agostinetti, originaria di Ornavasso, docente di Archeologia presso l’Università di Roma, esperta delle due necropoli oggetto degli scavi diretti da Bianchetti, e conservatrice della sezione archeologica del Museo del Paesaggio, mentre l’allestimento è stato ideato dalle funzionarie della Soprintendenza Francesca Garanzini ed Elisa Lanza.

L’esposizione adesso però non permette la fruizione dell’intera collezione Bianchetti, né dei corredi che compongono la sezione archeologica del Museo del Paesaggio, che vede anche numerosi reperti provenienti dal centro Italia e altri scavati in altre località del Verbano.

E’ stata una scelta dell’Amministrazione di Ornavasso e il Consiglio di Amministrazione del Museo del Paesaggio da dare priorità a una parte della collezione Bianchetti, sempre però cercando le risorse per arricchire l’esposizione, in modo che in poco tempo l’esposizione sia molto più rappresentativa della grande ricchezza della collezione.