Forse non tutti sanno che George Bernard Shaw, drammaturgo irlandese e Nobel per la Letteratura 1926, amava passare le sue vacanze italiane all’Hotel Regina Palace di Stresa, uno dei più belli del Lago Maggiore.

Infatti, nei suoi scritti, oggi custoditi dall’Hotel, è ricordata la “splendida accoglienza e il desiderio di ritornare a Stresa”.

Nato a Dublino nel 1856 da famiglia borghese protestante, nel 1871 Shaw, mentre la madre e le sorelle si trasferirono a Londra dove insegnavano musica e canto, rimase in Irlanda col padre ubriacone, questo lo portò a essere piuttosto appartato e timido, nonostante ciò ben presto si rese autosufficiente.

Compì studi irregolari e quando, ormai ventenne, ritrovò la madre, era pieno d’intraprendenza e con una mente aperta a tutte le novità.

Affascinato dalle idee socialiste, soprattutto dal desiderio di uguaglianza sociale, che cercò di esprimere nei suoi primi romanzi, grazie al critico William Archer, Shaw entrò nel mondo del giornalismo come recensore e si fece apprezzare presto per il suo stile vivace e per l’acceso entusiasmo per Ibsen, con il saggio La quintessenza dell’ibsenismo, e per Wagner, con Il perfetto wagneriano.

Fin da subito Shaw fu in polemica contro il perbenismo inglese dell’età vittoriana, e si batté per la difesa di un teatro visto come espressione d’idee e guida delle coscienze.

Le sue prime commedie, piuttosto spregiudicate, provocarono molto scandalo e furono da lui dette Commedie sgradevoli dato che sulla scena c’erano problemi di scottante attualità con realismo paradossale, coinvolgendo il pubblico in giudizi anticonformisti.

Con i suoi ragionamenti e dissacrante ironia Shaw polemizzo con la società borghese dell’Inghilterra di fine secolo che non voleva guardare in faccia la realtà, camuffandola sotto le ipocrisie e i falsi pudori.

Riprendendo Ibsen, di cui era grande ammiratore, Shaw ideò il teatro delle idee, in cui l’azione scenica fosse il pretesto per suscitare interesse, piuttosto scandalistico, sui reali problemi della società.

Infatti, in Inghilterra il lungo regno della regina Vittoria aveva favorito una società superficiale, ricca di beni materiali, ma cieca di fronte alle storture e alle contraddizioni dell’ordine sociale.

Shaw era un predicatore che desiderava risvegliare, con il gusto del paradosso delle sue commedie, la coscienza morale degli spettatori, scandalizzandoli magari, purché non restassero passivi e indifferenti, con temi come la prostituzione, la condanna della guerra, il biasimo al sistema capitalistico, il perbenismo di facciata.

Molte volte le sue commedie furono bandite dai teatri pubblici, ma Shaw rimase sempre piacevolmente leggero, divertente, brillante nel dialogo, stimolante nel gioco logico delle idee, quindi godibilissimo per lo spettatore, anche se col tempo divenne sempre più vicino a un teatro più borghese e conformista.

Tra i suoi lavori più noti ci sono Le case del vedovo (Widower’s Houses, 1892), La professione della signora Warren (Mrs. Warren’s Profession, 1894), Candida (1895), Il maggiore Barbara (Major Barbara, 1905) e Pigmalione (Pygamalion, 1914).

Shaw ebbe un successo sempre crescente e nel 1926 ricevette il premio Nobel per la letteratura, per il merito di avere svolto una funzione sociale notevole nel liberare il teatro inglese dal suo secolare torpore.

Il drammaturgo morì nel 1950, quasi novantenne, dopo aver passato gli ultimi anni della sua vita in campagna, dove si era ritirato con la sua famiglia.