Buon vino fa buon sangue è la forma moderna del latino Vinum bonum laetificat cor hominis.

È uno dei numerosi detti popolari che dimostra la rilevanza da sempre attribuita per i suoi poteri terapeutici alla bevanda di Bacco.

Infatti sin dall’antichità si è diffusa l’idea che quantità moderate di alcol possano proteggere la nostra salute.

È solo un modo di dire popolare oppure una verità?

In parte i nostri nonni avevano ragione. Numerosi studi hanno dimostrato un effetto protettivo del consumo moderato di vino, in particolare di quello rosso, per la malattia ischemica coronarica e il diabete mellito di tipo 2.

Si è visto che quantità moderate di vino aumentano la produzione di colesterolo “buono”, (HDL) che a sua volta riduce la formazione delle placche aterosclerotiche nelle pareti dei vasi sanguigni e quindi il rischio di eventi avversi cardiovascolari (infarto del miocardio, trombosi, ictus, embolie e aneurismi).

Tali risultati sono stati osservati soprattutto con il vino rosso che è ricco di resveratrolo e altri polifenoli. Questi composti sono dei potenti antiossidanti naturali presenti nella buccia degli acini d’uva (ma non nella polpa).

Le ricerche su modelli animali hanno dimostrato che si associano a una minore formazione di placche aterosclerotiche.

È il resveratrolo a fare buon sangue?

Lo sarebbe, in parte. Il condizionale è d’obbligo perché l’effetto protettivo dipende dal dosaggio. Nel vino il resveratrolo si trova a una concentrazione così bassa che per avere qualche effetto evidente sulla salute e sul cuore bisognerebbe bere centinaia di litri di vino al giorno.

Le dosi “terapeutiche” di resveratrolo utilizzate negli esperimenti su modelli animali sono molto alte. Si è stimato che una persona di circa 75 kg dovrebbe mangiare 6 kg di uva al giorno o sino a 240 litri di vino, secondo alcuni autori, per assumere lo stesso corrispettivo.

Quindi, a conti fatti, non può essere il resveratrolo a fare buon sangue!

Ci sono altre sostanze terapeutiche nel vino?

Sì, ce ne sono diverse. Per esempio i procianidolici, che sono dei potenti antiossidanti e antinfiammatori e rafforzano l’elasticità delle pareti dei vasi sanguigni. In teoria anche lo stesso etanolo avrebbe un effetto protettivo, come è stato suggerito da uno studio condotto con il vino senza etanolo: in tale esperienza non è stato riscontrato un effetto protettivo.

È stato calcolato che dosaggi di etanolo in grado di proteggere nei confronti della patologia ischemica coronarica sarebbero circa 12,5 g/die per la donna e circa 20-30 g/die per l’uomo. Tenuto conto che un bicchiere da 150 ml di vino con grado alcolico pari a 12 contiene circa 14 grammi di etanolo, potremmo affermare che un consumo moderato di alcol abbassa il rischio di avere un infarto.

Però attenzione, dovremmo anche chiederci a quale prezzo, e cioè mettere sulla bilancia i rischi e i benefici sulla base delle evidenze scientifiche raccolte.

Come si legge nel documento dell’Istituto Superiore di Sanità, 10 grammi di alcol puro al giorno hanno un effetto protettivo sul diabete di tipo 2 e tale moderata assunzione è associata a una minore mortalità, si tratta però di livelli di consumo per i quali si registra sempre e comunque contemporaneamente l’incremento di rischio relativo per numerose condizioni patologiche, tra cui diversi tipi di cancro.

L’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (International Agency for Cancer Research – IARC) ha concluso come il “consumo di bevande alcoliche”, l’etanolo e l’acetaldeide abbiano un rapporto causale con l’insorgenza del cancro nell’umano.

Il codice europeo contro il cancro dell’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro afferma che “è indubbio che bere alcol sia causa di almeno sette tipi di cancro: bocca, esofago, gola (faringe e laringe), fegato, intestino crasso (colon-retto) e seno.

Il consumo di qualsiasi quantità di alcol aumenta l’incidenza del cancro: più se ne beve, maggiore è il rischio. Ridurre il consumo di alcol, o meglio ancora evitarlo del tutto, contribuisce a ridurre l’insorgere del cancro”. Il codice aggiunge che il consumo di alcol può provocare diverse altre malattie, come la cirrosi epatica o la pancreatite.

Un consumo di alcol superiore al consumo moderato raccomandato dalle linee-guida (pari a 1 bicchiere da 125 ml al giorno per la donna e 2 bicchieri per l’uomo) può danneggiare quasi ogni organo e sistema dell’organismo: “Può provocare patologie quali, tra le altre, ictus e scompenso cardiaco, disturbi mentali e comportamentali come depressione, violenza e perdita di memoria, malattia mentale, leucemia nei bambini nati da donne che hanno assunto alcol durante la gravidanza ed epatopatia alcolica”.

Quindi anche un uso moderato di alcol può essere dannoso?

Anche un uso moderato è rischioso. Non possiamo affermare che bevendo un bicchiere di vino al giorno non avremo mai un infarto né che ci ammaleremo di tumore.

Quello che entra il gioco è il concetto di rischio: cioè la probabilità di sviluppare una malattia derivante da un comportamento (o dalla combinazione di più comportamenti) che ha un impatto sanitario e sociale sull’individuo e sulla collettività.

Nel libro “Alcol e bugie” Gianni Testino, epatologo e vice presidente della Società Italiana di Alcologia, scrive che “in considerazione del fatto che il rapporto alcol ed effetto benefico è correlativo, mentre l’azione tossica e cancerogena è ormai un dato acclarato, il buon senso impone che non sia eticamente accettabile sostituire una patologia con altre.

Pertanto, nell’ambito della prevenzione dell’ischemia miocardica, sarebbe opportuno indicare una dieta equilibrata, riduzione del sale, riduzione del peso, abolizione del fumo, aumentare il movimento e non utilizzare un voluttuario come l’alcol che favorisce altre patologie e il cancro.

Chi opera nel settore sanitario non deve prestare il fianco alla strumentalizzazione da parte dei produttori di alcune nozioni scientifiche che, se tradotte nel linguaggio del marketing, rischiano di creare un incremento della morbilità e della mortalità.

L’unico messaggio corretto e responsabile è quello che l’etanolo contenuto nel vino, nella birra o nei superalcolici è una sostanza tossica, cancerogena, teratogena, che può dare dipendenza e, inoltre, che non esiste dal punto di vista scientifico il concetto di ‘bere moderato’, in quanto non esiste una quantità sicura”.

FONTE: DottoreMaèVeroChe