“Gli eroi sono sempre immortali agli occhi di chi in essi crede. E così i ragazzi crederanno che il Torino non è morto: è soltanto in trasferta”. Indro Montanelli

Nel piovoso pomeriggio del 4 maggio 1949, ai piedi della Basilica di Superga, la storia del Grande Torino, una delle squadre più amate di sempre, fu interrotta dal tragico schianto dell’aereo che riportava la squadra in Italia dopo una partita amichevole in Portogallo.

Nulla potrà mai far dimenticare quel giorno, quella notizia che attraversò l’Italia come un fulmine.

La Storia del Grande Torino era iniziata dieci anni prima, quando a capo della società granata arrivò Ferruccio Novo, che aveva comprato il Torino dall’ingegner Cuniberti.

Per il campionato 1940/41 Novo comprò il difensore Piacentini e il centravanti Franco Ossola del Varese, che alla fine della stagione fu il capocannoniere granata con 15 reti in 22 partite.

Dopo l’arrivo nell’estate 1941 di Menti II dalla Fiorentina, Ferraris II dall’Inter e i tre giocatori della Juventus, Bodoira, Borel e Guglielmo Gabetto, detto Il Barone, il Torino di Andrea Kutik per la stagione 1941/42 si piazzò secondo nella classifica finale.

Non ancora contento per il campionato 1942/43 Novo fece arrivare Loik e Mazzola dal Venezia, Grezar dalla Triestina e affidò la direzione tecnica della prima squadra a Janni, che prese il posto di Kutik.

Tutte queste novità portarono il Torino alla fine della stagione a vincere lo scudetto, dopo 15 anni.

Alla fine della stagione 1942/43 il Toro si aggiudicò anche la seconda Coppa Italia con 5 vittorie su 5 partite contro Anconetana, Atalanta, Milan, Roma e Venezia, 20 reti fatte e 0 subite.

Nel campionato del 1944, che a causa della seconda guerra mondiale era stato diviso in due gironi, il Torino perse in finale contro il 42° Reggimento dei Vigili del Fuoco di La Spezia.

Alla fine del conflitto, il campionato della stagione 1945/46 vide nel girone eliminatorio la vittoria del Torino, che alla fine sconfisse la Juventus nella penultima giornata di campionato.

Ancora più clamoroso il successo nella stagione 1946/47,quando il Torino conquistò lo scudetto con 104 reti segnate, quasi tre gol a partita di media e Mazzola che conquistò la palma di capocannoniere.

Per il campionato 1948/49 il Torino ebbe un nuovo allenatore, l’inglese Leslie Lievesley, che condusse la squadra al traguardo per la conquista dell’ennesimo scudetto.

Ma la corsa del Grande Torino terminò tragicamente con lo schianto del 4 maggio 1949.

Il 6 maggio una folla immensa rese omaggio alle bare allineate a Palazzo Madama e mezzo milione di persone partecipò ai funerali della squadra, simbolo di un’epoca.

Ai funerali parteciparono rappresentanze di tutte le squadre italiane e di molte squadre straniere, oltre a un giovane Giulio Andreotti e al Presidente della Federazione Gioco Calcio, Ottorino Barassi, che pronunciò i nomi dei membri della squadra come dovesse scendere in campo.

Per l’ultima parte della stagione 1948/49 fu la formazione giovanile del Torino a disputare le ultime quattro gare contro le formazioni giovanili delle altre squadre, ottenendo l’ambito scudetto.

Nella tragedia di Superga morirono i giocatori Valerio Bacigalupo, Aldo Ballarin, Dino Ballarin, Emile Bongiorni, Eusebio Castigliano, Rubens Fadini, Guglielmo Gabetto, Ruggero Grava, Giuseppe Grezar, Ezio Loik, Virgilio Maroso, Danilo Martelli, Valentino Mazzola, Romeo Menti, Piero Operto, Franco Ossola, Mario Rigamonti, Giulio Schubert e gli allenatori Egri Erbstein, Leslie Levesley, il massaggiatore Ottavio Cortina con i dirigenti Arnaldo Agnisetta, Andrea Bonaiuti e Ippolito Civalleri, oltre ai giornalisti sportivi Renato Casalbore, fondatore di Tuttosport, Renato Tosatti della Gazzetta del Popolo e Luigi Cavallero di La Stampa con i membri dell’equipaggio Pierluigi Meroni, Celeste D’Inca, Celeste Biancardi e Antonio Pangrazi.