Presso la Pinacoteca Züst di Rancate, presso Mendrisio, in Svizzera è allestita una mostra su Carlo Storni, pittore svizzero a Roma, aperta fino al 25 agosto.

Storni (1738-1806), pittore ticinese, originario di Lugaggia (Capriasca), praticamente  sconosciuto e ritrovato pochi anni fa.

Nel 2002, in occasione di un’esposizione sui tessuti liturgici e sugli apparati processionali allestita alla Pinacoteca Züst (I riti e le stoffe, a cura di Anna Lisa Galizia), per la prima volta erano presentati al pubblico due dei teleri che ritroviamo ora esposti nella mostra attuale dedicata al pittore ticinese.

La mostra, a cura di Antonio Gili, con coordinamento di Mariangela Agliati Ruggia e Alessandra Brambilla, ha permesso di radunare dodici dei quindici pezzi, raffiguranti Storie della Vita della Vergine, e di ricostruire, grazie alle ricerche svolte negli archivi nel Ticino e a Roma, la vita di Carlo Storni, artista che come tanti altri ticinesi emigra nella Città Eterna.

Qui si sposa nel 1776 con Rosalia Apollonia Ventura, con cui ha dieci figli, due dei quali pittori, dipinge e gestisce un negozio di vendita di colori, del suocero, attivo ancora oggi, dove si sono serviti i nomi più celebri della pittura italiana e internazionale, come Morandi, De Chirico, Guttuso, Balthus, Schifano, Cucchi, Paladino etc. etc.

Pochi mesi fa, con un lavoro accurato, gli organizzatori dell’esposizione hanno presentato nelle sale della Pinacoteca di Rancate 12 dei 15 teleri esistenti, oltre a una serie di pannelli sulla sua famiglia e agli affreschi di Villa Lancellotti a Frascati, di proprietà della famiglia Piccolomini.

I teleri vennero dipinti da Carlo Storni a Roma nel 1792 e in seguito arrivarono a Tesserete, ma non si sa se fossero un regalo al paese di origine oppure se vennero commissionati da qualcuno.

A Tesserete rimasero fino al 1951. Poi, per il restauro della chiesa, furono dimenticati in sagrestia sino al 1968 quando vennero trafugati, venduti e in parte andati dispersi.

Dodici sono state recuperate e oggi sono conservate sul territorio ticinese: cinque nelle chiese di Cagiallo e Tesserete; tre al Museo d’arte della Svizzera italiana, Collezione Città di Lugano; altre tre alla Pinacoteca Züst di Rancate; una è stata rintracciata presso un privato.

Vengono in quest’occasione presentate al pubblico nuovamente riunite per la prima volta. Esse sono realizzate con i “succhi d’erba”, colori ad acqua di origine vegetale che imitano gli arazzi: una tecnica particolarmente in voga nel Settecento.

I teleri sono oggetti devozionali, dedicati alla storia della vita di Maria, ideati per mandare un messaggio ai fedeli, e si ritiene che il ciclo di Santa Maria in Vivario a Frascati sia uno degli esempi migliori.

La tecnica utilizzata per realizzarli si basava su teli di lino privi di preparazione con gesso, colla o altro, dipinti con i cosiddetti succhi d’erba, cioè colori ad acqua di origine vegetale stesi direttamente a pennello, tecnica nata dalla pittura su tessuti e carta del Settecento, che rendeva vividi e brillanti i colori nel breve termine.

L’esposizione, oltre ad avere lo scopo di riunire i teleri, apre la porta all’ipotesi di scoprire se il pittore sia tornato in madrepatria o abbia compiuto altri lavori, oltre a dare la possibilità di vedere in anteprima le ultime acquisizioni e il nuovo allestimento degli ambienti del Museo.

Tra le novità ci sono le opere di Giovanni Züst recentemente tornate in patria, come un acquerello di Giovanni Boldini, le nature morte di Giovanna Béha-Castagnola e i mazzi di fiori della locarnese Angela Mondini-De Giorgia, oltre alla cinquecentesca tavola di Santo Stefano davanti ai giudici del Sinedrio di Francesco De Tatti e l’Adorazione dei Magi d’inizio Cinquecento.

La mostra è visitabile da aprile a giugno dalle 9 alle 12 e dalle 14 alle 17 e luglio e agosto dalle 14 alle 18.

Il biglietto d’ingresso intero costa 10 Chf/ Euro e ridotto 8 Chf/Euro.

Giorni e orari di apertura:

Lunedì chiuso (tranne giorni festivi)

L’esposizione sarà accompagnata da un catalogo a cura di Antonio Gili, già direttore dell’Archivio storico della Città di Lugano, e con testi di Ivano Proserpi e Francesca Curti.