Questa è una storia molto meno nota ma altrettanto affascinante, Il Vasa  affondò nel 1628, ma che al contrario del più conosciuto Titanic, venne recuperato.

Il 15 aprile 1912 il transatlantico Titanic colò a picco tra le acque gelide dell’Oceano Atlantico dopo lo scontro con un iceberg.

Ma, oltre le rotte dei Vichinghi che a bordo delle loro immense navi, veleggiavano intorno all’anno 1000 tra il Mar Baltico, i paesi scandinavi e la Francia, c’è una seconda grande tragedia legata alla navigazione, quella del veliero svedese Vasa, fin dal 1961 una delle maggiori attrazioni storico-turistiche della Svezia, quando fu ritrovato dopo essere rimasto per oltre tre secoli sott’acqua.

A Stoccolma troviamo infatti il Vasa Museum, simbolo di come un disastro possa essere una ricchezza culturale, appositamente costruito sull’isolotto di Djurgarden davanti al porto di Stoccolma, per ospitare il vascello più antico esistente e perfettamente conservato.

Re della navigazione del XVII secolo, ricomposto per oltre il 95% da pezzi originali e decorato da centinaia di sculture intagliate, il Vasa è un galeone dotato di sessantaquattro cannoni, costruito per il re Gustavo II Adolfo di Svezia tra il 1626 e il 1628 e affondato nel porto di Stoccolma proprio il giorno del varo, il 10 agosto 1628.

Mentre il Vasa si faceva largo verso l’imboccatura del porto, una raffica di vento lo investì in pieno, il vascello ondeggiò, tuttavia riuscì a raddrizzarsi, ma una seconda raffica lo ripiegò su uno dei suoi fianchi.

L’acqua penetrò attraverso i portelli dei cannoni aperti e il Vasa colò a picco, portando con sé almeno 30 o 50 delle 150 persone a bordo.

Fu l’archeologo navale Anders Franzén a riportare il relitto alla luce e lo fece utilizzando tecnologie moderne per quell’epoca e collaboratori noti e stimati oltre all’ausilio della Marina svedese.

Il galeone fu riportato fuori dalle acque e restaurato e dei presunti cinquanta morti nel disastro si ritrovarono solo quindici scheletri.

Ma come ha fatto il Vasa a restare quasi praticamente intatto? Le motivazioni sono legata alle acque del Mar Baltico, che hanno creato condizioni ottimali per la conservazione di un relitto in legno.

Così una bassissima salinità che impedisce la proliferazione del verme delle navi, vorace divoratore del legno, la temperatura dell’acqua e l’ottimo legno massiccio di rovere con cui fu costruito lo scafo, hanno permesso la conservazione del relitto per molti anni.

Per il lavoro di recupero, che venne avviato nell’autunno 1957, furono impegnati un gruppo di palombari per lo scavo a getto d’acqua delle gallerie sotto la nave in cui sarebbero passati i cavi di sollevamento.

Il 24 aprile 1961, la nave affiorò dall’acqua e venne recuperata con più di 14.000 parti in legno mobili.

La nave e le parti furono conservate separatamente, poi vennero rimontate sulla nave come in un gigantesco puzzle.

Il Vasa diffonde ancora oggi la storia della sua epoca, ma mentre non si ferma la ricerca per vedere come conservare al meglio il legno e la bulloneria della nave, oltre agli scheletri e ai resti di tessuto trovati a bordo.