Austero e maestoso, il Duomo di Voghera, nella grande piazza centrale della cittadina in provincia di Pavia, racconta una storia davvero travagliata, che parte dal Medioevo e finisce ai nostri giorni.

Il documento più antico sul Duomo è un privilegio di Berengario I re d’Italia nel 915 a favore della Plebis de Viqueria in honorem S. Laurenti costructæ, poi confermato nel diploma dell’imperatore Ottone III (1001) e nelle bolle rilasciate nel 1226 da papa Onorio III e nel 1228 da papa Gregorio IX.

Allora solo una semplice Pieve, la chiesa possedeva cospicui beni ed esercitava la giurisdizione ecclesiastica su numerose parrocchie del territorio e nel 1378 fu elevata alla dignità di Cattedrale.

Il primo Duomo era di forma rettangolare, con tre navate suddivise da pilastri e semicolonne a essi addossate, quattro cappelle laterali e abside.

Alla fine del Cinquecento, si decise la riedificazione, con i contributi della Comunità e del Capitolo, della chiesa, considerata troppo piccola e poco adatta al culto di Dio.

Il progetto della nuova struttura venne ideato dall’architetto milanese Antonio Maria Corbett con un interno a croce greca, sette altari e cupola semisferica poggiante su quattro pilastroni, sormontata da lanterna ed esternamente rivestita da un muro ottagonale .

La prima pietra venne posta il 31 maggio 1606 alla presenza del conte Ercole Dal Verme e dell’arciprete Francesco Ricci e la costruzione fu ultimata nel 1613.

Nel 1683 furono innalzati i due speroni triangolari di muro come il sostegno dell’edificio ancora mancante della facciata.

I lavori di consolidamento della cupola avvennero nel 1784 grazie all’architetto luganese Felice Soave.

Solo grazie a un progetto dell’architetto Carlo Maciachini, tra il 1874 e il 1881 si costruì un’ultima campata dell’edificio, inglobando i due muri, realizzando la facciata definitiva, con i due atrii laterali dotati di cupolette e lanterne soprastanti, che si armonizzano pienamente la piazza, contornata da una serie di portici, caratteristici dell’impianto urbano delle città piemontesi.

Agli inizi del XX secolo la chiesa presentava gravi problemi e i lavori di consolidamento e restauro furono eseguiti dal 1906 al 1912, grazie al nuovo Arciprete Giovanni Biscaldi.

Contemporaneamente si procedette alla realizzazione delle decorazioni e dei dipinti per l’interno del tempio che gli diedero la fisionomia attuale, oltre la linearità dello stile toscano, grazie al decoratore Rodolfo Gambini di Alessandria e del pittore Luigi Morgari di Torino.

Anche dopo questi lavori l’arciprete Biscaldi, uomo di forte personalità, proseguì l’attività di decorazione, restauro e sistemazione.

Un determinante contributo arrivò dall’architetto milanese Ambrogio Annoni, cui si deve la cappella del Sacro Cuore o di Santa Teresa del Bambin Gesù, che sostituì la fatiscente cappella della Santa Spina, realizzata tra il 1925 e il 1929.

Dopo il 1964 l’arciprete Edoardo Boveri fece porre la zoccolatura in marmo su tutte le pareti della chiesa, per il risanamento dall’umidità, e il pavimento dell’altare maggiore, ma nel frattempo la decorazione del tempio andò deteriorandosi in molti punti a causa delle infiltrazioni dal tetto.

La copertura della chiesa fu completamente ristabilita negli ultimi anni grazie all’arciprete Angelo Colombi.