Enpa attiva l’ufficio legale che promuove accesso agli atti e diffida: stop ad ulteriori abbattimenti.

Una cinquantina di bovini, appartenenti a una mandria non controllata, sono stati uccisi a fucilate nel Salernitano.

La mattanza, avvenuta nell’ambito di una non meglio precisata operazione di “polizia sanitaria”, condotta con l’impiego di cecchini.

E’ quanto Enpa apprende da fonti di stampa locale. Come se ciò non bastasse, riferiscono tali fonti, i cadaveri degli animali sarebbero stati lasciati sul posto per diverso tempo, e non smaltiti secondo le vigenti normative.

Molte le segnalazioni giunte agli organi di stampa su questo macabro ritrovamento.

Incredula e sbigottita, l‘associazione ha attivato il proprio ufficio legale per fare luce su questa agghiacciante vicenda, degna del set di un film horror più che di un Paese civile.

Il primo passo, fa sapere Enpa, è quello di promuovere un accesso agli atti per ricostruire il processo decisionale e la catena di comando che ha portato al massacro degli animali. Massacro motivato con l’esigenza di prevenire una presunta epidemia di brucellosi e tubercolosi.

Al contempo, Enpa, informando Procura e Corte dei Conti, ha diffidato le autorità dal compiere ulteriori uccisioni.

«Facciamo estrema fatica a credere che non vi fossero alternative al tiro al bersaglio. Prendiamo atto che i bovini erano tenuti in una situazione di dubbia legalità, senza alcun controllo sanitario, tuttavia – dichiara Enpa – vogliamo sapere su quali basi è stato disposto un inaccettabile massacro.

Sono state condotte analisi veterinarie per accertare lo stato di salute degli animali? Sono stati presi in considerazione interventi alternativi alle fucilate?

Perché i corpi non sono stati smaltiti immediatamente e, invece, sono stati lasciati sul posto, creando, in questo caso sì, i presupposti per un pericolo sanitario.

Ma, soprattutto, come mai si è arrivati al punto di avere ben 50 bovini “fuori controllo”?».

Al di là degli innegabili aspetti etici della vicenda, Enpa intende chiarire se siano stati commessi degli errori o se siano state violate delle norme.

«Se così fosse siamo pronti a denunciare gli eventuali responsabili alla magistratura. E comunque – conclude l’Ente Nazionale Protezione Animali – ciò che è accaduto nel Salernitano è un motivo in più per smettere di mangiare carne».