Solitaria su uno sperone roccioso che domina la Dora Baltea, la fortezza di Bard ha una storia lunga e gloriosa, dal Medioevo fino ad arrivare alla demolizione e rinascita nel primo Ottocento, per poi diventare sede di un museo dedicato alla cultura delle Alpi valdostane.

Andarci in un giorno d’inizio estate, fuggendo dalla calura, significa viaggiare in un mondo a parte, dove passarono i grandi della storia e dove oggi sono allestite mostre da non perdere, come quelle sul Guercino e L’Aquila, ma anche la storia, con fotografie del prima e del dopo, di come questa fortezza è stata ricondotta alla vita dal 1999 in poi, per diventare uno dei centri culturali della Valle d’Aosta.

Fin dai tempi degli antichi romani, lo sperone roccioso dove sorge il forte di Bard è sempre stato d’importanza vitale, tanto che alla fine del VI secolo d. C. l’imperatore Teodosio vi fece erigere un piccolo presidio armato, dove stanziava una guarnigione di almeno 60 uomini.

Ma fu solo verso l’anno Mille che i signori di Bard decisero di far costruire sul monte una fortezza, principalmente per la difesa ma che al tempo stesso rappresentasse anche un simbolo del loro dominio su tutta la Valle D’Aosta.

Una cronaca del 1034 definisce il forte come inespugnabile, mentre pochi anni dopo lo stesso divenne parte dei possedimenti del vescovo d’Aosta, per poi tornare verso la metà del XII secolo ai nobili di Bard.

Fino alla metà del Duecento il forte fu occupato da Ugo di Bard, che dopo la sua morte lo lasciò in eredità ad Amedeo VI di Savoia, che v’insediò un’imponente guarnigione.

Alla metà del Seicento il duca Carlo Emanuele II fece stabilire il presidio militare dei Savoia nel forte, con le artiglierie di Verrès e Montjovert, smantellate da poco tempo.

Per tutto il Settecento, la roccaforte venne ampliata e migliorata con strutture difensive fino a diventare davvero inespugnabile per chiunque.

Ma nel 1800 arrivò a Bard Napoleone Bonaparte, deciso a conquistare il forte, unico ostacolo tra lui e il sentiero che conduceva al Regno di Sardegna.

Dal 14 maggio fino al 1 giugno i soldati di Bard resistettero con tutte le loro forze alle truppe francesi, ma alla fine dovettero arrendersi per mancanza di viveri e munizioni.

Per vendicarsi dell’erotica resistenza dei piemontesi, Napoleone fece smantellare del tutto l’antica fortezza.Solo nel 1827, grazie all’interessamento del re Carlo Felice, l’ingegnere militare Francesco Antonio Oliviero riuscì a ricostruire il forte, che dopo aver avuto un ruolo importante nelle guerre d’indipendenza, divenne un carcere e in seguito deposito di munizioni.

Nel 1975 il forte divenne proprietà della Regione Autonoma Valle D’Aosta, che prima lo riaprì parzialmente tra gli anni Ottanta e Novanta per ospitare manifestazioni locali e nel 2006 vi ha insediato il nuovo e innovativo Museo delle Alpi, oltre a una serie di mostre prestigiose spesso dedicate alla storia di questo luogo unico al mondo.

L’attuale forte è composto di tre corpi di fabbrica, l’Opera Ferdinando, l’Opera Vittorio e l’Opera Carlo Alberto, oltre all’Opera Mortai, che comprende la polveriera.

Ora non visitabile, l’Opera Ferdinando si divide in due corpi di fabbrica, Inferiore e Superiore, dalla curiosa forma a tenaglia, mentre alle sue spalle l’Opera Mortai ospita i laboratori didattici del Museo delle Alpi.

Nell’Opera Vittorio, che si trova tra i due corpi principali, è visitabile Le Alpi dei Ragazzi, un percorso didattico che consente un’ascensione virtuale al Monte Bianco.

La più imponente delle tre opere è l’Opera Carlo Alberto, di cui fa parte anche l’Opera di Gola, con la grande Piazza D’Armi, mentre al primo piano troviamo il Museo delle Alpi.

Al piano terra ci sono gli spazi per le mostre temporanee e l’accesso alle 24 celle delle Prigioni, che per tutto l’Ottocento hanno ospitato molti prigionieri politici.

A metà strada tra Milano e Ginevra. Bard è accessibile in automobile dalla SS. 26 della Valle d’Aosta e con l’autostrada A5, con uscita ai caselli di Pont-Saint-Martin a sud e di Verrès a nord, rispettivamente a 6 e 9 km di distanza.