Era un’occasione particolare, le giornate FAI di primavera, che mi portarono a Quargnento, non lontano da Alessandria.

Una giornata un po’ nuvolosa, a tratti piovosa, ma la curiosità è più forte e quindi non avevo rinunciato a questa nuova scoperta.

Perché è stata davvero una scoperta, questo borgo che subito mi accoglie con la facciata imponente di una Chiesa, un piazzale, il Municipio ospitato in un palazzo secolare e molto altro.

Nella zona del Basso Monferrato, dove cominciano a intravedersi le prime colline, in provincia di Alessandria, si trova il paese di Quargnento, borgo che affonda le sue radici nell’epoca romana, ma che nel Medioevo fu annoverato fra le terre in possesso del Vescovo di Asti, con un castello, la chiesa e una lunga lista di pertinenze.

La leggenda narra che l’Imperatore Federico Barbarossa avesse stabilito proprio a Quargnento il suo quartier generale.

Oggi del castello non c’è più nulla, ma della storica pieve, che era un tempio pagano dedicato a Diana, ci sono le tracce nell’abside della Chiesa Parrocchiale di San Dalmazio, consacrata nel 1992 Basilica per motivi storici, artistici e spirituali, che è visitata ogni anno da turisti di tutto il mondo.

Ma Quargnento oggi soprattutto è il paese del grande pittore del Novecento Carlo Carrà, la cui origine è ben illustrata dal secondo nome, proprio Dalmazio.

“Soprattutto sono ancora vive oggi in me alcune strade che corrono in mezzo alla pianura aperta o si arrampicano sulle colline” diceva nell’autobiografia La mia vita il grande artista, raccontando il suo paese e i suoi paesaggi.

E’, nella firma con cui l’artista formò, insieme a Boccioni, Russolo, Balla e Severini, il Manifesto dei Pittori futuristi del 1910, compare il nome Carlo D. Carrà, D come Dalmazio che, con Primo e Feliciano, sono i tre santi protettori di Quargnento.

Fu proprio nel cuore del Monferrato che Carrà trasse l’ispirazione per l’osservazione e interpretazione della natura, del paesaggio e del carattere della gente, anche quando racconta il paesaggio toscano, maremmano o versiliese, come se fosse un marchio di fabbrica unico e indissolubile.

Le prime tracce dell’arte di Carrà sono oggi visibili proprio a Quargnento in una stanza della casa paterna, in una decorazione parietale eseguita a tempera a soli 12 anni, che mostra un paesaggio molto ben definito, dove svettano torri e figure di putti alati sospesi nel tempo e nello spazio.

E questa stanza, davvero piccola, conservata con religiosa dedizione dall’attuale proprietario che si rivela ai miei occhi in questo pomeriggio di una primavera ancora troppo fredda.

Un’infanzia poverissima, prima di andare a scuola Carlo si occupava degli animali del vicino e al ritorno davvero poco spazio per vivere con i suoi fratelli, eppure il ragazzo aveva trovato il modo di cominciare a rivelare quel talento innato che lo avrebbe portato a diventare un artista di primo piano.

Fu a Quargnento, precisamente nel 1900, di ritorno dai soggiorni a Milano, Londra e Parigi, che Carrà lavorò a La strada di casa, noto dipinto con una soluzione tecnica adottata rivolta in chiave simbolista e considerato dagli studiosi come il punto di svolta del catalogo delle opere di Carrà.

Il quadro raffigura la via sulla quale si affaccia la propria abitazione nel paese natale, con una serie di segni circolari, esito degli studi sulla resa della luce e tali segni circolari poi comparvero nella successiva produzione futurista dell’artista.

La nascita di Carrà ha fatto nascere a Quargnento un grande fervore culturale, con pittori come Giulio Benzi, assistente di Felice Casorati all’Accademia Albertina di Torino, oltre all’allieva di Casorati Giuseppina Reposi.

Quargnento ha sempre tenuto vivo il ricordo di Carrà, e nel 1981, in occasione del centenario della nascita, organizzò una mostra di rilevanza nazionale, in collaborazione con le istituzioni e la famiglia Carrà.

Nel 2002 ci fu una seconda importante rassegna dedicata a Carrà, che vide coinvolta tutta la Provincia di Alessandria, ospitando nella Sala d’Arte Carlo Carrà del Palazzo Municipale i disegni e La strada di casa, con tra le vie del paese la nascita di un percorso artistico permanente, scandito dalle litografie dei quadri più significativi di Carrà, chiamato I percorsi dell’Arte.