Immortalato da Edoardo De Filippo in Natale a casa Cupiello, il presepe napoletano, noto anche come O’ Presebbio, non è solo un simbolo religioso, ma anche una tradizione che è un omaggio agli artigiani di Napoli e della Campania, per qualcosa in cui sacro e profano, spiritualità e vita quotidiana si trovano.
Le prime notizie sul mondo del presepe napoletano risalgono al 1025, quando raffigurava solo la classica scena della Natività, con Gesù nella mangiatoia, la Madonna, San Giuseppe, l’asinello e il bue.
Fu solo nel Seicento che gli artigiani di Napoli iniziano ad allargare il mondo del presepe, con scene di vita quotidiana, animate dalle statuette delle popolane, i pastori, i venditori di frutta e verdura, creando a un universo che dal Settecento in poi ha plasmato la Campania del periodo natalizio.
Per lavorare al presepe napoletano c’è una data precisa, l’8 dicembre, quando dal ripostiglio è tirata fuori la base, formata da uno scheletro in sughero e in cartone appoggiato su una tavola di legno, cui segue la riunione di famiglia, per discutere l’ampliamento annuale della scena, poi, scelti gli interventi da fare, i presenti escono per le strade del centro storico alla ricerca del pezzo prescelto.
Il presepe napoletano deve essere realizzato in alcuni giorni, ma la cosa più importante resta il fatto di non dover collocare il piccolo Gesù nella mangiatoria prima dello scoccare della mezzanotte di Natale.
Per cercare i nuovi pezzi a Napoli si va nel quartiere di San Gregorio Armeno, la grande via del presepe napoletano, dove è davvero difficile non trovare quello che si cercava.
Collocato subito dopo il quartiere di Spaccanapoli, in una strada ricca di negozi, botteghe e bancarelle, San Gregorio Armeno è aperta tutto l’anno, e in alcuni periodi si possono vedere gli artigiani intenti nel loro lavoro, e c’è davvero di tutto, le casette di sughero o cartone in molte dimensioni, gli oggetti azionati dall’energia elettrica, tra cui mulini a vento o cascate, le statuine dei pastori in terracotta dipinti a mano, che a volte sono alte 30 cm con abiti in vero tessuto cuciti su misura, i venditori di frutta, di pesce, il macellaio e l’acquaiola; il pizzaiolo che inforna la pizza, i Re Magi, la Sacra Famiglia, con il corredo di bue e asinello, in tutte le dimensioni possibili.
Ma, oltre a queste figure, dal Novecento gli artigiani hanno decorato il presepe napoletano con una serie di luoghi e personaggi legati alla contemporaneità.
Da sempre, il presepe napoletano è ambientato nel Settecento, e ogni personaggio di questo mondo ha un suo preciso significato nascosto.
Ad esempio il pastorello Benino o Benito, che dorme e si racconta che da origine al presepe sognando, così non deve essere mai svegliato o il presepe potrebbe sparire, il vinaio simboleggia l’Eucarestia, Cicci Bacco incarna l’antica divinità pagana del vino, Bacco, il pescatore è il simbolo di San Pietro, pescatore di anime, la personificazione del Carnevale e della Morte sono Zi’ Vicienzo e Zi’ Pascale, il monaco è il simbolo dell’unione tra sacro e profano, la zingara prevede il futuro, come la passione di Gesù, la giovane Stefania ricorda la leggenda di una donna, venuta a far visita a Gesù, ma fu bloccata dagli angeli poiché non era sposata, cosi, usando una pietra in un drappo, fece finta di portare in grembo suo figlio e, vedendo la Madonna, la pietra si trasformò in un bambino, Stefano, che divenne il primo martire cristiano.
Poi ci sono i dodici venditori, che rappresentano i mesi dell’anno, Gennaio, macellaio o salumiere, Febbraio, venditore di ricotta e formaggio, Marzo, pollivendolo e venditore di uccelli, Aprile, venditore di uova, Maggio, una coppia di sposi recanti un cesto di ciliegie e di frutta, Giugno, panettiere; Luglio, venditore di pomodori, Agosto, venditore di cocomeri, Settembre, venditore di fichi o seminatore, Ottobre, vinaio o cacciatore, Novembre, venditore di castagne e Dicembre, pescivendolo o pescatore.
Sulla scena del presepe napoletano il fiume è il simbolo della vita, le osterie quello del peccato e il pozzo ricorda che a Natale non deve essere presa l’acqua dai pozzi, giacché contiene spiriti maligni, provenienti dal centro della terra.
Ma il presepe napoletano è anche un’arte, infatti sono da vedere il Presepe Cuciniello, nel Museo di San Martino, realizzato utilizzando i personaggi provenienti dalla casa dell’architetto Michele Cuciniello, che li aveva ricevuti in eredità dal padre, ideati dai maggiori artisti del Settecento, e il Presepe del Banco di Napoli o Il presepe del Re, conservato a Palazzo Reale a Napoli, con 210 figurine di pastori e 144 accessori vari, provenienti da presepi smontati e in larga parte venduti o dispersi agli inizi dell’Ottocento, spesso opera di grandi scultori napoletani.
Ma in tutto il mondo si possono trovare antichi esempi di presepe napoletano, come quello del Museo nazionale bavarese di Monaco di Baviera, quello del Museo di Arte sacra di San Paolo del Brasile, quello del Metropolitan Museum di New York e quello del Museo delle Belle Arti di Rouen.