Giuseppe Fenoglio, autore e saggista piemontese, intenso nella scrittura, anche per i temi trattati, la famiglia, il lavoro, l’amore per la terra, le radici, le diseguaglianze sociali, il rispetto, la solidarietà, la lotta partigiana e i suoi lati oscuri.

Bistrattato da vivo, non riuscì a vedere il tanto agognato successo dei suoi lavori, per la morte prematura che lo colse proprio nell’attimo in cui la critica si accorse di lui. Le sue opere hanno avuto successo, anche presso il grande pubblico, solo dopo la sua scomparsa, avviando un processo di rivalutazione complessiva sull’autore.

Giuseppe, detto Beppe, nasce ad Alba in provincia di Cuneo, il 1 marzo del 1922, primogenito di Amilcare e Margherita Faccenda.

La famiglia paterna proveniva da San Benedetto Belbo nelle Langhe, a una trentina di chilometri da Santo Stefano, paese che quattordici anni, prima aveva dato  i natali a un altro grande scrittore piemontese, Cesare Pavese. Da ragazzo, Fenoglio vi passa volentieri le vacanze estive, orgoglioso e fiero di poter riabbracciare le proprie radici contadine. Detta dallo stesso scrittore: “Quando a scuola arrivano a parlare di parole come atavico e ancestrale, la sua mente e il suo cuore volano immediatamente e invariabilmente ai cimiteri situati nelle Langhe”. Sotto il segno di questi rimandi Fenoglio, riporterà le sue esperienze, i ricordi vissuti e tramandati dalla famiglia nelle Langhe una costante nei suoi racconti, proprio come Pavese.

Il padre Amilcare, dopo tanti sacrifici era diventato proprietario ad Alba, di un negozio di macelleria, proprio nel centro della cittadina, accanto al Duomo. Di fede socialista, esercita sul figlio un fascino particolare, per una figura paterna che verrà poi ricordata nei libri e nei racconti, soprattutto in “Un giorno di fuoco”.

Beppe Fenoglio termina con ottimo profitto le scuole elementari, ottiene il consenso a frequentare il Ginnasio e poi il Liceo Classico. Un periodo fondamentale per la sua formazione, durante il quale, l’insegnante Maria Lucia Marchiaro lo avvia allo studio dell’inglese e della civiltà anglosassone. Appassionatosi alla lingua e alla cultura d’oltremanica, fu lettore vorace e iniziò anche alcune traduzioni, che dovevano rivelarsi le prime di una lunga serie.

Periodo che sarà rievocato poi in alcune pagine del suo libro “Primavera di Bellezza”. Anche per il rapporto di profonda amicizia con due professori Leonardo Cocito (italiano) e Pietro Chiodi (filosofia), poi partigiani combattenti, rispettivamente Corradi e Monti nel romanzo.

Alla fine del Liceo, Beppe s’iscrive alla Facoltà di Lettere di Torino, ma per la chiamata alle armi interrompe gli studi universitari. Non riuscì poi a raggiungere la laurea. Nel 1943 frequenta un corso per allievi ufficiali a Ceva; quindi viene trasferito a Roma, da dove, dopo l’armistizio dell’8 settembre, riesce a tornare ad Alba. Qui si arruola tra i partigiani, prima in un gruppo comunista, poi, nell’estate del ’44, in formazioni monarchiche, nei cosiddetti “azzurri”. Negli ultimi mesi di guerra, fa valere la conoscenza della lingua inglese diventando ufficiale di collegamento con la missione alleata del Monferrato.

Al termine del conflitto, torna per sempre nella sua amata Alba, diventa rappresentante presso l’azienda vinicola Marenco, lavoro che fino alla fine non vorrà mai abbandonare, conciliandolo con la sua passione per la scrittura.

Infatti proprio all’indomani della guerra Fenoglio inizia a dedicarsi alla narrativa, molti dei suoi manoscritti sono stesi e corretti sul retro delle carte commerciali della ditta.

Nel 1960, suscitando scandalo, sposa civilmente Luciana Bombardi e nel 1961 nasce la figlia Margherita, continuando il lavoro d’ufficio, la passione per lo sport e la dedizione spasmodica per la scrittura.

Scrittura che non gli regala certo soddisfazioni all’inizio. Nel 1949 l’editore Einaudi rifiuta la sua prima raccolta Racconti della guerra civile; e l’anno successivo Elio Vittorini, sempre per Einaudi, gli consiglia di sacrificare il romanzo “La paga del sabato” per ricavarne due racconti. Solamente nel 1952 Vittorini gli pubblica, nella collana di narrativa I gettoni, di Einaudi, la raccolta di racconti “I ventitré giorni della città di Alba”, sulla storia della repubblica d’Alba, liberata per meno di un mese dal nazifascismo. Due anni dopo, sempre nella stessa collana, esce il romanzo breve, centrato sulle amate Langhe, La malora.

Nel 1955, è pubblicata, sulla rivista “Itinerari” con il titolo La ballata del vecchio marinaio, la traduzione di The Rime of the Ancient Mariner, di S.T. Coleridge, ristampata nel 1964 (e poi nel 1966) da Einaudi. Deluso dalla sfavorevole accoglienza della critica e dalle riserve espresse da Vittorini su La malora, rompe con Einaudi e nel 1959 pubblica presso Garzanti il romanzo Primavera di bellezza, per il quale nel ’60 gli viene assegnato il Premio Prato.

Nel 1962, vince il Premio Alpi Apuane per il racconto Ma il mio amore è Paco, apparso sul n.150 di “Paragone”. E proprio mentre è in Versilia a ritirare il premio, per la prima volta, in modo allarmante si fa sentire il male che presto lo condurrà alla morte, pochi mesi dopo.

Fenoglio si spegne nella notte tra il 17 e il 18 febbraio 1963 a Torino per un cancro ai polmoni.

Nello stesso anno viene pubblicata, con Una questione privata, la raccolta di racconti Un giorno di fuoco, che ottiene il Premio Puccini – Senigallia. Lo stesso volume viene riedito nel 1965, ma con il titolo Una questione privata.

Il suo “Il partigiano Johnny” è considerato uno dei più importanti romanzi non solo della Resistenza, ma di tutto il Novecento italiano. Fenoglio però non riuscì mai a pubblicarlo in vita: lo stesso romanzo non è autografo, ma va attribuito ai curatori della prima edizione Einaudi (1968). Gran parte delle vicende, pur romanzate, fu realmente vissute dall’autore in prima persona, nel periodo della sua militanza partigiana sulle colline delle Langhe. Dal romanzo è stato tratto un film nel 2000 diretto da Guido Chiesa, con Stefano Dionisi, nella parte del protagonista. Libro e film che, con gli scritti di Giampaolo Pansa, diedero via a una discussione più ampia e completa su cosa fu anche la Resistenza.