Nel maggio 1984, a pochi mesi dai Giochi, che si sarebbero tenuti a Los Angeles, le autorità sportive sovietiche annunciarono che non avrebbero inviato i loro atleti oltreoceano, decisione condivisa da Cuba, Germania Democratica e da altri Paesi comunisti, ma si presentarono in California la Jugoslavia e la Romania.

I danni del boicottaggio, anche se inferiori a quello di Mosca, furono comunque rilevanti considerata l’importanza degli assenti.

Dell’organizzazione della kermesse si occupò un privato cittadino, Peter Ueberroth, noto nel mondo del baseball professionistico. Che mise in piedi l’intera manifestazione senza chiedere allo Stato nemmeno un dollaro, con aiuti che andavano dagli sponsor alle televisioni.

L’ABC Company pagò 200 milioni di dollari per avere i primi diritti sulle gare, mentre i marchi più famosi del mondo sponsorizzarono i palazzetti dello sport, stadi, piscine e velodromi, contravvenendo alle regole del Cio sul divieto delle sponsorizzazioni esplicite.

La cerimonia inaugurale del 28 luglio si tenne al Los Angeles Memorial Coliseum, come nel 1932, con un musical sulla storia degli Stati Uniti d’America attraverso i secoli, mentre un uomo volante si liberò sullo stadio con uno zainetto-jet portato sulle spalle e il presidente Reagan diede inizio ai XXIII Giochi olimpici.

Un protagonista indiscusso fu il ventitreenne dell’Alabama Carl Lewis, detto il Figlio del Vento, che vinse i 100 metri in 9.99, i 200 con un incredibile 19.80, il salto in lungo con 8.54 e la staffetta con il primato mondiale di 37.83.

Nel mezzofondo tornò il duello fra Coe e Ovett, con il primo oro nei 1500 m e secondo negli 800, dietro al brasiliano Cruz, mentre nei 5000 metri si affermò il marocchino Said Aouita.

Con il nuoto, ci fu Michael Gross, detto Albatros” per l’ampiezza delle sue bracciate, oro nei 100 farfalla e nei 200 stile libero, mentre Chris Mullin, Pat Ewing, ma soprattutto Michael Jordan, divennero i re del basket.

Nel ciclismo molti atleti americani si aggiudicarono numerose medaglie e nel pugilato si fece notare un campione olimpico destinato alla boxe professionistica: come Evander Holyfield.

Invece la Romania a Los Angeles vinse 53 medaglie, con nella ginnastica quattro ori con Ecaterina Szabo, di cui uno a pari merito con la connazionale Puica, mentre altri ori giunsero da canottaggio e canoa ma anche dall’atletica, dove con la Puica si imposero Doina Melinte negli 880 m e la Stanciu nel salto in lungo.

L’Italia a Los Angeles ebbe trentadue medaglie e quarto posto, a pari merito con la Cina, con Alessandro Antei, Alberto Cova e Gabriella Dorio con tre ori nell’atletica, mentre ebbe inizio l’avventura dei fratelli Carmine e Giuseppe Abbagnale con il timoniere Di Capua nel 2 con di canottaggio

Nella scherma, Mauro Numa, carabiniere di Mestre, vinse un doppio oro nel fioretto individuale e a squadre e nella sciabola ci fu oro solo a squadre e argento per Gianfranco Marin, sconfitto dal francese Lamour.

Un bronzo per Dorina Vaccaroni nel fioretto e un oro per Daniele Masala nel pentathlon e il quartetto formato da Eros Poli, Marco Giovanetti, ClaudioRandelli e Marcello Bartalini nella 100 km di ciclismo.

Altri ori arrivarono dalla lotta greco-romana con Vincenzo Maenza, dal pugilato con Maurizio Stecca e dal sollevamento pesi con Norberto Oberburger.