A Masera, al confine con Domodossola, esiste un’aviosuperficie dedicata a Geo Chávez, un pioniere dell’aviazione, un avventuriero dell’aria, un mito:

Per Geo, anche un monumento dedicato al primo uomo che, a costo della sua stessa vita, riuscì a sorvolare le Alpi…

Jorge Antonio Chávez Dartnell, detto Geo Chávez, nacque a Parigi il 13 giugno 1887, primogenito del facoltoso banchiere Manuel Chávez Moreyra e María Rosa Dartnell y Guisse, due peruviani emigrati in Francia nel 1884 come conseguenza della Guerra del Pacifico.

Il giovane Geo studiò ingegneria all’École Violet di Parigi, diplomandosi nel 1909, poi ottenne il brevetto di pilota alla scuola di aviazione creata da Henri e Maurice Farman, effettuando il primo volo il 5 febbraio 1910.

Chávez in seguito partecipò a diverse competizioni aviatorie in Francia e in altri paesi europei.

Nell’estate del 1910 il Touring Club Italiano, guidato da Arturo Mercanti, con la collaborazione del Corriere della Sera e di un piccolo gruppo di aristocratici e imprenditori lombardi, propose una sfida internazionale per compiere la trasvolata delle Alpi con una macchina che però doveva essere più pesante dell’aria.

Il Gran Premio della Traversata delle Alpi doveva vedere i partecipanti percorrere la rotta partendo da Briga, sorvolando Sempione, Domodossola, Stresa, Varese arrivando infine a Milano-Taliedo, in 24 ore dal decollo e il premio in palio era di 100.000 lire da spartire tra i primi tre classificati.

Geo Chávez fu il primo che si iscrisse per compiere l’impresa e il  3 agosto 1910, a Blackpool, in Inghilterra, superò il record mondiale di altitudine raggiungendo la quota di 1643 m s.l.m.

Il 6 settembre 1910, due settimane prima della sua trasvolata alpina, il giovane pilota stabilì a Issy, vicino a Parigi, un nuovo primato mondiale volando fino alla quota di 2652 m s.l.m.

Ma, essendo il culmine del Passo del Sempione situato a 2005 m s.l.m., il sorvolo era oltre i limiti tecnici teorici del velivolo di Chávez, che era lo stesso tipo di aereo con cui Louis Blériot aveva compiuto la traversata della Manica il 25 luglio 1909.

Partendo da Briga, si trattava così di superare una differenza d’altezza di 1325 metri.

Un primo tentativo di trasvolata, avvenuto il 19 settembre 1910, fallì per le cattive condizioni atmosferiche trovate in quota.

Chávez, dopo un’ascensione relativamente tranquilla fino a circa 2200 m s.l.m., aveva incontrato forti turbolenze e solo a fatica era riuscito a tenere il suo aereo sotto controllo e rientrare, infreddolito e stremato, a Briga.

Il primo tentativo gli fece capire che un fattore importante per l’attraversamento delle Alpi erano le condizioni atmosferiche che si sarebbero incontrate tra le montagne.

Il 23 settembre le condizioni atmosferiche sembravano adatte per l’impresa, così Chávez compì partì con un monoplano Blériot XI, spinto da un motore rotativo a pistoni di soli 50 CV, decollando da Briga alle 13:29, poi sorvolò il valico del Sempione e infine, unico dei 5 partecipanti alla trasvolata, le gole di Gondo per scendere verso Domodossola.

Ma l’’impresa terminò tragicamente 45 minuti dopo il decollo perché in fase di atterraggio, a un’altezza di soli venti metri dal suolo, l’aereo del giovane pilota precipitò per l’improvviso cedimento della struttura alare.

Si scoprì poi che il pezzo del Bleriot XI “Gipeto”, contrassegnato dal numero 547, quello di unione tra la fusoliera e l’ala, metteva in evidenza segni di una rottura precedente ma anche di una riparazione negligente fatta con chiodi… Evidenziando come quel punto del monoplano, estremamente critico, sottoposto nel tentativo precedente e in quella giornata, a forti turbolenze e vibrazioni, oltre che a bruschi cambiamenti di quota, abbia poi subito un cedimento strutturale. La rottura in quel punto era comunque un problema frequente sui Bleriot del tempo.

Gravemente ferito quattro giorni più tardi Chávez morì all’Ospedale San Biagio di Domodossola, mormorando la frase “Arriba, siempre arriba!”.

La fine del coraggioso pilota suscitò un’ondata di commozione, al punto che Giovanni Pascoli gli dedicò un’ode dove lo vedeva come un nuovo eroe dell’aria.

Chávez fu sepolto nel Cimitero del Père-Lachaise a Parigi e la sua impresa fu uno stimolo alla carriera aeronautica di molti altri giovani piloti, tra cui l’italiano Luigi Ridolfi.

Nel settembre 1957 i resti dell’aviatore furono rimpatriati dalla Francia, per essere deposti in un mausoleo costruito appositamente all’aeroporto militare di Las Palmas, nei pressi di Lima.

A Domodossola il museo comunale ha una sala interamente dedicata alcuni cimeli dell’aviatore: gli indumenti utilizzati per il volo, quaderni, la maschera funeraria, un’ala del suo monoplano. Vi si trova inoltre la mappa a tutta parete del percorso seguito, corredata da numerose illustrazioni d’epoca. E’ possibile visionare una ricostruzione audiovisiva del volo di “Geo”, i panorami che ha sorvolato fino all’incidente.

Il tutto sotto una grande immagine di Chávez accompagnata dal motto “Arriba, siempre arriba!”

Al Museo nazionale della scienza e della tecnologia “Leonardo da Vinci” di Milano è conservato un pezzo dell’ala del “Gipeto”, visibile nel percorso dedicato a Chavez nel Padiglione aeronavale.