I giochi olimpici di Barcellona furono quelli che seguirono al crollo del muro di Berlino nel 1989, che portò all’unificazione della Germania, poi la liberazione di Nelson Mandela nel 1990 tolse l’embargo al Sudafrica, e nel 1991 Unione Sovietica e Jugoslavia cessarono di essere nazioni unitarie.

Fu così che in testa al medagliere, con 112 medaglie, di cui ben 45 d’oro, ci fu la Comunità degli Stati Indipendenti, che raggruppava tutte le ex nazioni sovietiche tranne le indipendenti Estonia, Lettonia e Lituania, messa insieme dal presidente del Comitato Olimpico, Juan Antonio Samaranch per evitare che i singoli nuovi stati, non potessero portare i fortissimi atleti dell’ex Urss.

Samaranch fu decisivo anche per la stessa assegnazione dei giochi olimpici alla città catalana, infatti era nato e cresciuto a Barcellona e negli anni Sessanta fu il consigliere comunale della città. Il capoluogo della Catalogna, con l’assegnazione dei giochi olimpici, ideò un progetto ambiziosissimo, con il governo spagnolo che stanziò 8 miliardi di dollari per far entrare Barcellona nel XXI secolo.

Fu completamente ridisegnato il sistema stradale e quello fognario, al punto che il progetto vinse il premio per il miglior disegno urbano della Harvard University, e ancora oggi Barcellona viene riconosciuta come il simbolo di una vera città moderna.

Dopo una magnifica cerimonia d’apertura, con la musica di Ryuichi Sakamoto e la fiamma olimpica accesa da un arciere paraplegico con una freccia infuocata, il 25 luglio cominciarono i giochi.

In quell’occasione furono due squadre essere indimenticabili, la prima fu il Dream Team della pallacanestro, poiché erano stati ammessi ai giochi gli atleti professionisti, con il meglio del basket NBA, Michael Jordan, Larry Bird, David Robinson, Patrick Ewing, Scottie Pippen, Karl Malone, John Stockton, Charles Barkley e Magic Johnson, che l’anno precedente aveva annunciato di essere sieropositivo.

Gli Usa vinsero tutte le partite con una media di 44 punti di vantaggio e in finale, contro una Croazia ricca di giocatori come Toni Kukoč, Dražen Petrović e Dino Radja, vinsero per 117-85.

La seconda fu la squadra italiana del Settebello, che portò all’oro nella pallanuoto, dopo una finale disputata nella bellissima piscina del Parco Olimpico di Montjuïc, contro i padroni di casa, che contava nelle proprie fila ben 9 giocatori di Barcellona.

Nell’atletica la gara più avvincente non fu quella dei 100 metri maschili, dove vinse il trentaduenne inglese Linford Christie, ma l’equivalente femminile, con la vittoria finale di Gail Devers, che pochi mesi prima aveva rischiato l’amputazione di un piede per un problema alla tiroide.

L’atleta singolo che vinse più medaglie fu nella ginnastica, dove Vitaliy Scherbo portò a casa addirittura sei ori.

Alla fine l’Italia riuscì a ottenere 19 medaglie, di cui 6 d’oro.

Oltre a quella nella pallanuoto, due delle medaglie d’oro arrivarono dal ciclismo, una con lo sprinter Giovanni Lombardi nella corsa a punti e una con Fabio Casartelli nella corsa su strada, che qualche anno dopo morì durante una tappa del Tour de France, cadendo in una discesa sui Pirenei e colpendo con la testa un pilone a bordo strada.

Due ori arrivarono invece dal fioretto femminile, dove Giovanna Trillini vinse l’individuale e con Diana Bianchedi, Francesca Bortolozzi, Dorina Vaccaroni e Margherita Zalaffi anche la gara a squadre.

Il sesto oro fu quello inaspettato con Pierpaolo Ferrazzi nello slalom kayak, specialità che a Barcellona fece il suo ritorno ai giochi.

Arrivarono anche due medaglie dal canottaggio, con l’argento dei fratelli Abbagnale per la prima volta sconfitti dopo due ori olimpici e sette vittorie ai mondiali, e il bronzo del quattro di coppia, dal nuoto i bronzi di Stefano Battistelli e Luca Sacchi e anche dal tiro a volo, con i terzi posti di Marco Venturini e Stefano Rossetti.