La Sagra del Ranocchio di Conselice, che si terrà nel weekend del 19 e 20 settembre, è una delle sagre più singolari della Romagna, con un programma ricco di ricette tradizionali a base di ranocchi, perfette per chi vuole gustare i sapori di una tradizione gastronomica che ci riporta alla cucina della Romagna.

Quest’anno la sagra si svolgerà unicamente in modalità da asporto, nel rispetto delle disposizioni anticontagio previste dalla normativa vigente, il 19 dalle 18,30 alle 20 e il 20 con il pranzo dalle 11,30 alle 13 e la cena dalle 18,30 alle 20.

Il territorio di Conselice, a nord-ovest di Lugo nell’entroterra ravennate, confina con la parte dell’area ferrarese dove sorgono l’Oasi delle valli di Argenta e Marmorta e il Rifugio Faunistico di Vallesanta.

Conosciuto già in epoca romana, come porto interno per i commerci tra Imola e Venezia, l’abitato era chiamato Caput Silicis, da cui deriva il nome attuale, per via dell’importanza strategica del suo porto vallivo sul Po di Primaro.

Oggi Conselice non è più la cittadina dove l’acqua era parte dell’economia locale, ma rimase un luogo che merita una sosta per i suoi monumenti e la gastronomia di valle che si esprime al meglio nelle sagre paesane estive.

Nel periodo che va dalla primavera all’autunno sono da vedere il Monumento alla Libertà di Stampa e la pittoresca Piazzetta Guareschi, ideata da Rino Pellegrini che racconta il paesaggio della bonifica, mescolando i ricordi della memoria locale con una serie di citazioni cinematografiche del mondo di Giovannino Guareschi.

Molto singolari sono anche altre opere presenti in città, come il Monumento al ranocchio di Gian Piero Baldazzi, che celebra il simbolo gastronomico di queste terre, e il Monumento alle mondine e agli scariolanti di Luciano Caldari, che ricorda le rivolte dei braccanti e le rivendicazioni delle mondine del 1890.

A tre chilometri dalla città verso Lugo, nella località di San Patrizio, sono da vedere la chiesa omonima, il cui campanile conserva il vecchio meccanismo ottocentesco dell’orologio, e il Mulino del XV secolo.

Da vedere è anche l’’opificio, di proprietà del duca Francesco Pico della Mirandola e un tempo simbolo dell’economia locale, che sorge sopra il Canale dei Molini di Imola, l’antico corso d’acqua pensile che da Imola si univa alle acque del Po di Primaro.