Il presidente che, con il suo coraggio, cercò di cambiare il volto di quello che è ancora oggi lo Stato più potente nel mondo, colui che sognava una Nuova Frontiera.

Un Presidente cattolico, il primo, giovane, il primo, ricco, affascinante, con un grande carisma personale.

John Fitzgerard Kennedy nacque a Brooklin, nel Massachusetts, il 29 maggio 1917, secondogenito di Joseph P. Kennedy e Rose Fitzgerald, membri di due famiglie di Boston, molto in vista.

In seguito al trasferimento della famiglia da Boston a New York, fu iscritto alla Canterbury School di New Milford, una scuola privata e durante gli anni universitari a Harvard visitò l’Europa due volte, recandosi nel Regno Unito dove il padre era ambasciatore.

Partecipò alla Seconda guerra mondiale come volontario in marina e, dopo essere stato ferito alla schiena, tornò a Boston dove intraprende la carriera politica nel Partito Democratico come deputato e, successivamente, come senatore.

Il suo discorso pronunciato in Senato nel 1957 lo vide criticare l’appoggio che l’amministrazione Repubblicana offriva al dominio coloniale francese in Algeria, poi fu eletto presidente della Sottocommissione per l’Africa dalla commissione estera del Senato.

Il 2 gennaio 1960, annunciò la sua decisione di concorrere alle elezioni presidenziali, scegliendo come suo vicepresidente Lyndon Johnson, nel suo programma combattere il problema della disoccupazione, migliorare il sistema educativo e quello sanitario, tutelare gli anziani e i più deboli e intervenire economicamente in favore dei Paesi sottosviluppati.

Nel novembre 1960 vinse le elezioni, battendo il candidato repubblicano Richard Nixon, con un margine minimo di maggioranza.

Al momento della sua investitura, avvenuta il 20 gennaio 1961 a Washington, annunciò la decisione di varare un programma Food For Peace e di stabilire un’Alleanza per il progresso con i Paesi latino-americani e, durante un viaggio in Europa, incontrò De Gaulle a Parigi, Krusciov a Vienna e Mac Millan a Londra.

Sul piano della politica internazionale, l’obiettivo di Kennedy nei confronti dell’Unione Sovietica fu un’intesa mondiale basata sulla supremazia delle due massime potenze, garanti della pace e della guerra.

Ma Kennedy non riuscì a mantenere le sue promesse e in alcune zone del Paese si verificarono delle vere e proprie discriminazioni razziali e gravi episodi di razzismo, combattuti dal pastore Martin Luther King.

Duecentocinquantamila neri e bianchi, organizzati in un’imponente corteo, marciarono nel 1963 su Washington per rivendicare i diritti legislativi ed appoggiare le decisioni di Kennedy, che pronunciò dei discorsi sul rispetto e la tolleranza tra bianchi e neri.

Il 22 novembre 1963, durante un viaggio a Dallas, dove fu accolto con applausi e grida d’incitamento, mentre salutava la folla dalla sua auto scoperta Kennedy fu assassinato a distanza con alcuni colpi di fucile.

Durante i funerali di stato, il fratello Bob, la moglie Jackie, e il figlio John Jr gli resero omaggio tra la folla, omaggio a un uomo che fu sempre dalla parte giusta.