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Un critico che, con la sua storia della letteratura italiana, ha lasciato un segno profondo nella saggistica del Novecento…

Natalino Sapegno nacque ad Aosta il 10 novembre 1901, primogenito di Giuseppe, Segretario Capo dell’Intendenza di Finanza, e Louise Viora.

Tra il 1906-15 frequentò le scuole elementari e ginnasiali a Torino, dove fece amicizia con un grande nome della letteratura novecentesca, Carlo Levi, poi ad Aosta, ospite dei nonni materni, studiò al liceo classico.

A Torino Natalino frequentò la Facoltà di Lettere, dove si laureò con una tesi su Jacopone da Todi e fece parte degli amici di Piero Gobetti con Carlo Levi, Mario Fubini, Alessandro Passerin D’Entrèves e Guglielmo Alberti.

Tra il 1923-24 insegnò presso l’Istituto Magistrale di Aosta, prima di vincere il concorso nazionale a cattedre per l’insegnamento di Italiano e Storia, che lo condusse all’Istituto Tecnico di Ferrara. Mentre iniziava una collaborazione al Baretti, Natalino si sposò con Berta Ghedini, che morì nel 1937.

Nel 1926 Sapegno fece il suo debutto con il saggio Frate Jacopone per le Edizioni del Baretti e nel 1930 ottenne la libera docenza in Letteratura Italiana, che esercitò dapprima a Bologna, poi a Padova.

Collaborò a prestigiose riviste, come Archivum Romanicum, Leonardo, La Nuova Italia, Pegaso e Civiltà Moderna, con le recensioni alle opere di Montale, Saba, Sbarbaro, Tecchi, Pavolini, Govoni.

Nel 1933 Il Trecento, edito dalla Vallardi, gli valse il Premio dell’Accademia d’Italia 1934.

Sapegno nel 1936 sali alla Cattedra di Letteratura Italiana all’Università di Palermo, mentre usciva il primo volume del Compendio di storia della letteratura italiana per La Nuova Italia.

Il giovane critico un anno dopo venne chiamato all’Università di Roma, dove insegnerò sino al 1976, con corsi su Poliziano, Dante e Boccaccio, Ariosto e Pulci, Leopardi e Manzoni, ascoltato di nomi come Mario Alicata, Pietro Ingrao, Carlo Salinari e Antonello Trombadori.

Natalino nel 1938 si risposò con Maria Elisabetta Posta, da cui ebbe le figlie Simonetta e Silvia.

Il grande critico nel 1954 divenne socio corrispondente dell’Accademia dei Lincei, poi socio nazionale nel 1966.

Con il periodo 1955-57 mentre pubblicava il Commento alla Commedia dantesca per La Nuova Italia in tre volumi, Sapegno vide il dramma dell’invasione dell’Ungheria e si dimise dal P.C.I.

Nel 1959 pubblico Europa. Antologia di autori italiani e stranieri, prima di una serie di antologie scolastiche di letteratura europea e nel 1961 Ritratto di Manzoni e altri saggi per Laterza.

Sapegno nel 1962 fu nominato nella giuria del Premio Viareggio, di cui fu presidente dal 1986 al 1990.

Negli anni 1965-69 lavoro con Emilio Cecchi alla Storia della letteratura italiana di Garzanti) in nove volumi, con i saggi su Dante, Petrarca, Leopardi e sulla critica del Novecento.

In occasione del centenario dantesco nel 1965 tenne diverse conferenze in Italia e all’estero e nel 1968 pubblicò Storia letteraria delle regioni d’Italia, con Walter Binni, per la Sansoni.

Natalino Sapegno morì a Roma l’11 aprile 1990 ed è sepolto nel cimitero di Aosta.

Ha donato la sua biblioteca alla Regione Valle d’Aosta e il 23 agosto 1991 fu fondata la Fondazione Centro di studi storico-letterari Natalino Sapegno, in memoria di uno dei più grandi critici del Novecento.