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Compositore grandissimo, Gioacchino Rossini fu una superstar negli anni della Restaurazione, in Italia e poi in tutta l’Europa…

Gioacchino Rossini nacque a Pesaro il 29 febbraio 1792, figlio di un suonatore d’orchestra e di una cantante d’opera che lavoravano nei teatri di provincia italiani.

Dal talento musicale precocissimo, fu allievo del Mattei al Conservatorio di Bologna dove studiò in particolare le opere di Cimarosa, Haydn e Mozart e a vent’anni già scriveva opere buffe e opere serie  per vari teatri italiani, mostrando una sorprendente freschezza.

Dopo il successo di Tancredi e de L’italiana in Algeri cominciò l’ascesa inarrestabile del giovane compositore, che divenne popolarissimo grazie all’irresistibile vivacità dei suoi ritmi, alla bellezza delle melodie e all’irrefrenabile vena e vigore teatrale che circolavano nelle sue composizioni.

Dal 1816 al 1822 Barbaja, potente impresario del Teatro San Carlo di Napoli, lo scritturò per infondere un rinnovato vigore al mondo operistico napoletano, allora in declino.

Disponendo di un teatro, di una buona orchestra e di grandi cantanti, Rossini maturò come drammaturgo e ampliò i propri mezzi musicali che culminarono nell’opera Semiramide, l’ultima del suo periodo italiano.

A Napoli Rossini pose le basi della sua fortuna finanziaria e sposò il contralto Isabella Colbran, spagnola, che con il suo grande talento vocale, contribuì al successo delle sue opere, come La gazza ladra, La Cenerentola e Il barbiere di Siviglia.

Dopo un soggiorno a Vienna e Londra, dove furono allestiti due festival delle sue opere, nel 1824 Rossini si trasferì a Parigi come direttore del Théâtre Italien.

Qui fece rappresentare le sue opere migliori, revisionandole per adattarle ai gusti della società parigina, poi con il Guglielmo Tell affrontò un nuovo soggetto romantico, per fondere gli elementi dello stile italiano e francese aprendo la strada al grand-opera, uno spettacolo dal soggetto storico, ricco di effetti scenici, balletti e masse corali.

Ormai al culmine della celebrità internazionale Rossini chiuse la sua attività operistica, parte per stanchezza creativa, dopo anni d’intensa attività compositiva, ma anche per la nuova sicurezza finanziaria.

Restò ancora a Parigi curando i suoi affari, seguendo gli allestimenti dei compositori contemporanei e concedendosi numerosi viaggi.

Nel 1836 fece ritorno a Bologna in uno stato di grande abbattimento fisico e psichico, poi si spostò a Firenze e, rientrato a Parigi nel 1855, riprese a comporre brevi pezzi da camera.

Rossini morì a Passy il 13 novembre 1868 e, vent’anni dopo la sua salma fu traslata nella chiesa di Santa Croce a Firenze, accanto a quella di altri grandi italiani.