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Il tartufo, ossia il fungo dal colore nero simbolo dei boschi autunnali, ha origini antichissime, poiché era già consumato, al tempo dei Sumeri, unito a vegetali e legumi, e dei Babilonesi.

La prima testimonianza sul tartufo in Europa è nella Naturalis Historia di Plinio il Vecchio, dove si dice che il tartufo, in latino denominato terrae tuber, cioè escrescenza della terra, o solo tuber, era molto apprezzato a tavola dagli antichi Romani che lo avevano scoperto dalle tavole degli Etruschi.

Anche i greci usavano il tartufo in cucina, come raccontava il filosofo Plutarco di Cheronea che tramandò il concetto che il fungo nascesse dalla combinazione di alcuni elementi naturali come acqua, calore e fulmini.

Da questa teoria prese spunto il poeta Giovenale che racconta come la nascita del tartufo si debba a un fulmine scagliato dal padre degli dei, Giove, in prossimità di una quercia, ma un’altra leggenda narra che il tartufo fosse dedicato dai pagani alla dea Venere.

Nel Medioevo il tartufo non era molto diffuso, ma ricomparve nell’età rinascimentale tra le tavole delle nobili Caterina de’ Medici e Lucrezia Borgia, oltre che nei banchetti più prestigiosi d’Europa. Il primo vero trattato sul tartufo è del medico umbro Alfonso Ciccarelli scritto nel 1564 dal titolo Opusculus de tuberis e nello stesso secolo Andrea Cesalpino nominò per la prima volta i tartufi tra i funghi.

Nell’Europa il tartufo fu anche denominato aglio del ricco, a causa del suo leggero odore riconducibile alla pianta e in Piemonte, nel Seicento, era molto consumato a tavola, allo scopo di imitare i gusti culinari della Francia.

A differenza dello stato transalpino, dove si trovavano i tartufi neri, nella regione piemontese si consumavano quelli bianchi, considerati dalle corti europee come molto pregiati, al punto che la ricerca del tartufo era un divertimento di palazzo per cui gli ospiti e gli ambasciatori stranieri erano invitati a parteciparvi.

Nel Settecento il Conte de Bosch pubblico una monografia sul tartufo, Lettre burle truffe du Piemonte, mentre Vittorio Epico nel 1788 descrisse il tartufo bianco con il nome di Tube Magnate. Fu solo nel 1831 che si ottiene la prima descrizione scientifica del prezioso fungo, grazie alla Monographia Tuberacearum dove Carlo Vittadini descrisse molte specie di tartufo e da li nacque l’idnologia, la scienza che oggi studia i tartufi.

Sarà nel 1929 che Giacomo Morra, ristoratore e albergatore di Alba, ebbe la brillante idea di rendere il tartufo bianco, denominato come Tartufo d’Alba, un oggetto dalla fine internazionale, creandogli un evento di richiamo turistico e gastronomico ed ebbe l’idea di inviare ogni anno un prezioso tartufo a un personaggio famoso come il presidente degli Stati Uniti Harry Truman nel 1951, il primo ministro inglese Winston Churchill nel 1953, lo sportivo Joe Di Maggio e l’attrice americana Marylin Monroe nel 1954.