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Uno dei luoghi simbolo della città di Bologna e dell’Emilia Romagna.

Le origini del santuario di San Luca, che domina Bologna dal Monte della Guardia, risalgono al 1192 quando Angelica Bonfantini, pia donna poi proclamata beata, donò il terreno ai Canonici di Santa  Maria di Reno per la costruzione di un monastero, che iniziò il 15 maggio 1194.

All’interno del monastero c’era l’immagine della Madonna con Bambino, considerata miracolosa.

Nel 1433 il popolo portò la Madonna in processione per implorare la cessazione di una serie di rovinose piogge che stavano devastando la zona e giunti a porta Saragozza la pioggia cessò.

Così per ringraziamento gli anziani di Bologna decretarono che la processione si sarebbe dovuta ripetere ogni anno, mentre si decise di ristrutturare e ampliare la chiesa.

Il nuovo edificio venne consacrato il 1 luglio 1481 dal vescovo di Sarsina, mentre tra il 1674 e il 1732 si costruì il portico, progettato da Gian Giacomo Monti, che si estende dalla chiesa fino a porta Saragozza, per una lunghezza di 4 km coperto da 666 archi.

Il 26 luglio 1723, su un progetto dell’architetto Francesco Dotti, iniziò la costruzione del nuovo santuario, poi consacrato il 25 marzo 1765.

L’edificio del santuario è in stile barocco, ricco di forme e volumi dinamici e curvilinei alternati in continue sporgenze e rientranze, mentre la facciata, che non copre le forme retrostanti, è un avancorpo modellato sulle forme classiche del pronao, con un ordine di paraste in stile ionico che sorreggono un frontone, dove si apre un grande arco centrale.

Il portale d’ingresso ha le statue di San Luca e di San Marco di Bernardino Cametti, eseguite nel 1716 e un tempo collocate nel presbiterio, mentre il vecchio monastero domenicano e il campanile sono nel lato meridionale della costruzione.

All’interno è da vedere La Madonna del Rosario di Guido Reni e il Cristo che appare alla Madre del Guercino.

Per raggiungere il santuario dal centro storico di Bologna si percorrono oltre 3 km lungo un porticato che inizia in corrispondenza dell’Arco Bonaccorsi, con 666 archi e 15 cappelle, punteggiato di lapidi ed epigrafi commemorative.

La via era praticabile sin dal 1589, ma con il crescere dell’afflusso di pellegrini si decise di costruire il lunghissimo portico, allo scopo di proteggere i pellegrini dalla pioggia.

Un primo progetto fu redatto da Camillo Saccenti nel 1655, ma la scarsità di risorse economiche lo fece abbandonare, poi il concetto del lavoro fu ripreso nel 1673 da un gruppo di privati che affidarono l’esecuzione dei lavori a Francesco Monti Bendini e a Carlo Francesco Dotti, che progettò l’Arco del Meloncello nel 1721.

Secondo alcuni osservatori non sarebbe casuale il fatto che il portico sia composto esattamente da 666 archi: il numero diabolico, che simboleggia il serpente, ossia il Demonio, per la sua forma e perché, finendo ai piedi del santuario, omaggia l’iconografia del Diavolo sconfitto e schiacciato dalla Madonna sotto il suo calcagno.