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Uno scrittore dalla vena grottesca e molto originale, che visse una vita travagliata nella Firenze del primo Novecento…

Arturo Loria nacque il 17 novembre 1902 a Carpi da Aristide Loria, industriale di famiglia ebraica, che possedeva una fabbrica di cappelli di paglia, e Antonietta Righi.

Nel 1912 i genitori decisero di trasferire la fabbrica a Firenze e nei primi anni di vita Arturo fu colpito dalla poliomielite. La malattia gli lasciò un’andatura zoppicante, ma anche un carattere riflessivo e volitivo che gli permise di praticare sport, oltre che di prendere lezioni di pianoforte.

Dopo aver frequentato il Regio Liceo classico Galilei di Firenze dove studiò con grande profitto sia i classici latini sia autori come Shakespeare, Poe, Dostoevskij ed Emily Dickinson, Loria compì a diciotto anni il suo primo viaggio a Parigi, e nel 1921 s’iscrisse alla Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Pisa.

La prima stesura del racconto Il cieco e la Bellona fu pubblicata nel 1926 nella rivista letteraria Solaria assieme ad altri racconti, e dopo una revisione nel 1927 è pubblicata nel 1928.

Al Caffè Giubbe Rosse di piazza Vittorio Emanuele, abituale ritrovo dei collaboratori di Solaria, Loria conobbe Eugenio Montale, Raffaello Franchi, Felice Carena, Marino Marini, e instaurò una lunga amicizia con Roberto Papi, Giovanni Colacicchi e Alessandro Bonsanti, allora direttore della rivista. Solaria, punto di riferimento per la critica italiana, con nomi come Emilio Cecchi e Natalino Sapegno.

Loria incominciò a viaggiare e, di ritorno dalla Grecia, scrisse Gli evasi nel luglio 1928, nel corso di una breve vacanza in Versilia e in uno dei soggiorni a Parigi conobbe Giuseppe Prezzolini e i pittori De Chirico, Filippo de Pisis, oltre a Polia, una pittrice russa, alla quale dedicò la sua seconda raccolta di racconti Fannias Ventosca (1929).

Innamorato della pittrice lo scrittore, ispirato dal quel sentimento, scrisse il racconto La scuola di ballo, pubblicato da Solaria nel 1932.

La rivista Italia letteraria nel 1933 pubblicò articoli e recensioni favorevoli alle opere di Loria, che si aggiudicò il premio letterario in memoria di Umberto Fracchia che della rivista, quando si chiamava La Fiera Letteraria, era stato il fondatore.

Dopo la scomparsa di Polia, da tempo malata, Loria accettò, su invito di Dino Bigongiari, professore di filologia romanza alla Columbia University di New York, d’insegnare per sei mesi alla Casa Italiana della Columbia, diretta da Giuseppe Prezzolini.

Nell’estate 1936, ritornato in Italia Loria si trasferì definitivamente a Firenze e per la precisione in Borgo San Jacopo dove affittò uno studio in una torre antica, con un balcone che si affacciava su un bellissimo panorama della città, e iniziò a collaborare alla rivista Letteratura fondata e diretta da Alessandro Bonsanti.

Nel 1938 l’emanazione delle leggi razziali portò pesanti limitazioni delle libertà individuali per gli ebrei e, nonostante le sue origini parzialmente ebraiche, Loria ebbe una certa libertà espressiva.

Con la famiglia fu costretto, dopo l’8 settembre, a nascondersi dalle retate tedesche, rifugiandosi a Montevarchi.

Ritornato, alla conclusione del conflitto, a Firenze Loria, insieme a Bonsanti, Montale e Scaravell, fondò nel 1945, la rivista Il Mondo, periodico d’attualità e di costume, e collaborò con Bernard Berenson traducendone i saggi per il quotidiano Corriere della Sera.

Ormai solo e privo di appoggi editoriali significativi, Loria morì improvvisamente il 15 febbraio 1957 nella sua Firenze.