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Una donna che, con coraggio, cambiò per sempre il volto dell’India…

Indira Priyadarshini Nehru-Gandhi nacque il 19 novembre 1917 ad Allahabad, in India, in una famiglia di Kashmiri Pandit e suo padre, Jawaharlal Nehru, fu una figura fondamentale nella lotta del Paese per l’indipendenza dall’impero britannico.

Cresciuta da sola, Indira ebbe un’infanzia difficile, a causa dell’assenza del padre, spesso via per lavoro o in carcere, mentre la madre morì di tubercolosi.

La ragazza venne educata da alcuni tutori, frequentò la Modern School di Delhi, prima di iscriversi all’Ecole Internationale di Ginevra e studiò anche all’Ecole Nouvelle di Bex, alla Pupils’ Own School di Bombay, alla Viswa Bharati University di Shantiniketan.

Dopo la morte della madre, frequentò per qualche tempo la Badminton School, prima di entrare al Somerville College per studiare storia, ma nel 1940 dovette tornare in India senza aver completato gli studi.

Ad Allahabad Indira sposò Feroze Gandhi, conosciuto in Gran Bretagna e studente alla London School of Economics.Negli anni Cinquanta lavorò come assistente personale del padre, mentre lui era Primo ministro dell’India e poi Presidente del Congresso.

Nel 1964, dopo la morte del padre, divenne Ministro dell’Informazione e delle Telecomunicazioni nel governo di Lal Bahadur Shastri, mentre due anni più tardi fu nominata, in seguito alla morte di Shastri, leader del Congresso, sconfiggendo Morarji Desai.

Il 18 gennaio 1966 Indira Gandhi fu eletta Primo Ministro, e già l’anno successivo il Congresso dovette fare i conti con una notevole riduzione di consensi a causa della presenza, in alcuni governi regionali, di correnti di estrema sinistra.

Indira decise di abbattere i governi di sinistra del Bengala Occidentale e dell’ Uttar Pradesh con la forza poi, in seguito alla vittoria della destra in occasione delle elezioni del 1968 e del 1969, si avvicinò proprio alla sinistra.

In breve tempo diede il via alla nazionalizzazione di numerose banche, allo scopo di garantirsi il consenso dei comunisti e dei socialisti in vista delle elezioni presidenziali.

Nel 1975 Indira venne giudicata da un tribunale come responsabile di una serie di brogli elettorali, e per questo fu condannata all’interdizione per sei anni dai pubblici uffici.

Quando nel 1977 l’India andò alle urne il partito di Indira fu sconfitto, e lei, un anno dopo, finì addirittura in prigione.

Uscita dal carcere, nel giro di pochi mesi fondò l’Indian National Congress, un nuovo partito che nel gennaio del 1980 vinse le elezioni.

Tornata alla guida del governo, si trovò ad affrontare un movimento estremista sikh intenzionato a ottenere l’indipendenza del Punjab indiano e decise di ricorrere all’esercito, espugnando il Tempio sacro dei sikh.

Indira Gandhi fu assassinata a Nuova Delhi il 31 ottobre del 1984 dalle sue guardie del corpo sikh, che si vendicarono per le uccisioni compiute.

La notizia dell’assassinio provocò gravissimi disordini in tutto il Paese e in particolare nella capitale, dove migliaia di cittadini sikh furono uccisi per ritorsione nell’indifferenza delle forze dell’ordine.

Il 3 novembre un milione d’indiani partecipò ai funerali di Indira, il cui corpo fu cremato secondo il rito religioso induista e le ceneri, ripartite in undici urne, vennero disperse, dopo i dodici giorni di lutto nazionale, sull’Himalaya.