1574082864509.jpg trent anni senza leonardo sciascia e le sue eresie profetiche

Un uomo e uno scrittore, testimone del diffondersi della mafia nella Sicilia del secondo Novecento…

Leonardo Sciascia nacque a Racalmuto, in provincia di Agrigento, l’8 gennaio 1921, primo di tre fratelli, sua madre proveniva da una famiglia di artigiani e il padre era uno degli operai impegnati nelle miniere di zolfo della zona agrigentina.

Nel 1927, Sciascia, mentre era alle elementari, scoprì una forte predisposizione per materie come la letteratura e, soprattutto, la storia, poi nel 1935 si trasferì a Caltanissetta con la famiglia, iscrivendosi all’Istituto Magistrale IX Maggio.

Dopo aver passato al terzo tentativo la visita di leva, nel 1941 Sciascia superò l’esame per diventare maestro elementare e fu assunto come impiegato presso l’ammasso del grano di Racalmuto, dove rimase fino al 1948, quando ebbe il primo incarico come insegnante, proprio nella scuola elementare della stessa Racalmuto.

Nel 1956 pubblicò Le parrocchie di Regalpietra, un’inchiesta della sua vita d’insegnante in un paese che somiglia alla sua Racalmuto, evocata attraverso una serie di situazioni possibili, poi nel 1961 pubblicò Il giorno della civetta, ispirato alla vicenda dell’assassinio del sindacalista comunista Miraglia, avvenuto nel 1947, legato al mondo della mafia.

Sciascia nel 1967 decise di trasferirsi a Palermo, per dedicarsi totalmente alla scrittura e alla vita politica, deciso a criticare un mondo che non sentiva più come suo e Il contesto, uscito nel 1971, è un giallo su questa disillusione.

Nel 1974 lo scrittore pubblicò Todo modo, un feroce attacco al sistema di connivenze e le reti di potere tra Clero e Governo, con una serie di delitti misteriosi capitati in un ex istituto ecclesiastico nel quale si tengono gli esercizi spirituali e il protagonista, a differenza degli altri libri, è un pittore famoso per caso ospite nell’edificio.

Un anno dopo scrisse La scomparsa di Majorana avanzando teorie sulla sparizione del celebre scienziato, poi avvalorate dalle indagini della magistratura negli anni successivi.

Ma il compromesso storico, gli estremismi e le ragioni di partito criticate anche nei suoi saggi, non permisero allo scrittore di proseguire con serenità il suo impegno politico e nel 1977 uscì Candido, ispirato all’opera di Voltaire, autore caro a Sciascia.

Nel 1979  Sciascia si candidò sia in Europa che alla Camera e alla fine arrivò a Montecitorio, dove si occupò dei lavori della commissione d’inchiesta sul rapimento di Aldo Moro.

Con L’affaire Moro, pubblicato nel 1978, lo scrittore espresse la sua ipotesi sulla morte dello statista, basata sul tentativo di una trattativa con i terroristi, molto criticata sia a destra che a sinistra. Ma una serie di contrasti con Berlinguer, leader del Partito Comunista Italiano, spinse Sciascia ad abbandonare al termine del suo mandato la vita politica, scegliendo Parigi come il suo nuovo ritiro.

Colpito da un tumore, lo scrittore lavorò a Porte aperte del 1987, Il cavaliere e la morte del 1988, e Una storia semplice, che venne pubblicato il 20 novembre 1989, quando Leonardo Sciascia moriva a Palermo all’età di 68 anni.