Uno scrittore che, con un linguaggio magico e antico al tempo stesso, raccontò il piccolo mondo della Toscana del primo Novecento…

Nicola Lisi nacque a Scarperia di Mugello l’11 aprile 1893 in una famiglia della piccola borghesia colta cattolica toscana e trascorse la sua infanzia in campagna, in compagnia della cugina, orfana in tenera età e poi nota poetessa, Margherita Guidacci.

Conseguì il diploma di perito agrimensore a Firenze, dove esercitò la sua professione presso l’Ufficio tecnico provinciale e fra il 1916 e il 1918 prese parte alla prima guerra mondiale, combattendo in Friuli.

Nel 1923 fondò, con Carlo Betocchi e Piero Bargellini, una rivista, Calendario dei pensieri e delle pratiche solari, che durò solo un anno, e nel 1930 fu tra i collaboratori de Il Frontespizio, rivista d’ispirazione cattolica diretta da Piero Bargellini.

Visse appartato rispetto alle ideologie e alle militanze politiche, ma questo non gli impedì di frequentare gli ambienti letterari fiorentini del Caffè Paszkowski e delle Giubbe Rosse, oltre ad avere varie amicizie con i principali esponenti della cultura locale, come Aldo Palazzeschi, Ottone Rosai, Ardengo Soffici, fino ai giovani esordienti come Mario Luzi, senza dimenticare i brevi, ma frequenti, soggiorni nella sua terra nativa, dove conversava con i contadini del luogo.

Il suo punto di riferimento furono i classici della letteratura mondiale, da Platone a Kafka, da San Francesco a Shakespeare, con un riferimento sempre costante alla Bibbia.

Lisi appartiene alla tradizione della letteratura toscana che, fin dal Medioevo, è alla ricerca dell’equilibrio tra uomo e cosmo, natura e spirito.

Nei suoi principali lavori letterari, che sono per lo più raccolte di prose brevi, è presente un mondo magico e religioso ricco di apparizioni, illuminazioni e ammirazione per il creato.

Ma è nei romanzi più che nelle favole, come il suo capolavoro Diario di un parroco di campagna (1942) che emerge il motivo del mistero che circonda la vita dell’uomo e i piccoli eventi della vita quotidiana, come quelli di Scarperia nel Paese dell’anima (1934), entrano nel mondo della fede, da vivere con una rinnovata fiducia, mentre in Amore e desolazione (1946), il dramma corale della guerra è vissuto con profonda intimità.

La ripresa creativa di Lisi, che visse presso l’orto dei francescani di Fiesole, si espresse nei racconti della Nuova Tebaide (1949), tra realtà e misticismo, e nei lavori teatrali La via della Croce (1953) e Aspettare in pace (1957).

Nel 1969 gli venne conferito il Premio Viareggio Speciale per la sua opera letteraria e nel 1973 ottenne, con Parlata dalla finestra di casa, il suo testamento spirituale e artistico,  il Premio Napoli.

Alla morte dello scrittore, avvenuta a Firenze il 24 novembre 1975, i figli Cecilia e Giuseppe donarono i libri della sua collezione alla Biblioteca comunale di Scarperia, mentre i manoscritti e i documenti, rinvenuti nella casa paterna, oggi si trovano presso il Gabinetto Viesseux di Firenze.