Un compositore che ha portato il nome della sua città. Bergamo, in tutto il mondo…

Domenico Gaetano Maria Donizetti nacque a Bergamo il 29 novembre 1797 ed era il quinto dei sei figli di Andrea Donizetti e Domenica Nava.

Nel 1806 fu ammesso alle Lezioni caritatevoli di musica dirette da Simone Mayr con lo scopo di preparare i bambini per il coro e impartigli solide basi musicali.

Il ragazzo dimostrò subito di essere uno studente molto più esperto di quello che sembrava, al punto che Mayr decise di seguire personalmente la sua istruzione musicale in clavicembalo e composizione.

Nel 1811 Donizetti scrisse Il Piccolo compositore di Musica per una recita scolastica, aiutato dall’amato insegnante, che lo sostenne per tutta la vita e per cui nutrì sempre un profondo rispetto, poi nel 1815, su raccomandazione di Mayr, si trasferì a Bologna per completare gli studi con padre Stanislao Mattei, che era stato l’insegnante di Rossini.

Negli ultimi mesi del 1817 Gaetano ritornò a Bergamo e, grazie all’interessamento di Mayr, firmò un contratto per scrivere quattro opere per l’impresario Zancla, esordendo a Venezia nel 1818 con Enrico di Borgogna, seguita nel 1819 da Il falegname di Livonia, rappresentate con un discreto successo e nelle quali si notò subito l’influsso di Rossini.

Il giovane compositore nel 1822 presentò alla Scala Chiara e Serafina, fu un fiasco ma poco dopo, al Teatro Argentina di Roma, Zoraida di Granata fu accolta con entusiasmo dal pubblico.

Nel 1830, con il librettista Felice Romani, ebbe il primo vero trionfo con Anna Bolena, presentata al Teatro Carcano di Milano e, nel giro di pochi mesi, anche a Parigi e Londra.

Donizetti continuò a lavorare a ritmi incredibili, e il capolavoro comico L’elisir d’amore, scritto in meno di un mese su un libretto di Romani, fu rappresentato nel 1832 con grandissimo successo al Teatro della Canobbiana di Milano.

Nel 1833 presentò a Roma Il furioso all’isola di San Domingo e alla Scala Lucrezia Borgia, che fu salutata dalla critica e dal pubblico come un capolavoro.

L’anno successivo firmò un contratto con il San Carlo di Napoli che prevedeva un’opera seria l’anno.

In seguito al ritiro dalle scene di Rossini nel 1829 e alla prematura morte di Bellini nel 1835, Donizetti rimase l’unico grande rappresentante del melodramma italiano e compose Marin Faliero, rappresentata a Parigi, mentre a Napoli ci fu lo straordinario successo di Lucia di Lammermoor, su libretto di Salvatore Cammarano.

Nell’ ottobre 1837, amareggiato per la mancata nomina a direttore del Conservatorio come successore di Nicola Antonio Zingarelli, il compositore decide du abbandonare Napoli e di trasferirsi a Parigi.

Tornato in Italia, a Milano, nel 1841, Donizetti assistette alle prove del Nabucco di Verdi e si adoperò per cercare di far conoscere il giovane compositore a Vienna, dove era stato nominato direttore musicale della stagione italiana.

Ma da anni il compositore aveva contratto la sifilide e alla fine del 1845 venne colpito da una grave paralisi cerebrale e dai sintomi di una malattia mentale.

Il 28 gennaio 1846 il nipote Andrea, avvertito dagli amici del compositore, fece internare Donizetti in una casa di cura di Ivry, vicino a Parigi, dove rimase per ben diciassette mesi.

Solo grazie alle minacce di suscitare un caso diplomatico internazionale, visto che Donizetti era il maestro di cappella dell’imperatore Ferdinando I d’Asburgo, il nipote ebbe il permesso di portarlo a Bergamo il 6 ottobre 1847, quando ormai il compositore era in grado al massimo di emettere qualche monosillabo.

Circondato dai suoi amici, che si presero cura di lui fino all’ultimo, Gaetano Donizetti morì nella sua Bergamo l’8 aprile 1848.