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Un poeta che nella sua opera raccontò, con il dialetto, come si viveva nella Grado del primo Novecento…

Biagio Marin nacque a Grado il 29 giugno 1891, figlio di Antonio, che gestiva l’osteria delle Tre Corone, e da Maria Raugna, morta di tisi nel 1896.

Nella formazione letteraria di Marin ebbe un ruolo fondamentale il paesaggio di Grado, che alla fine del secolo scorso era una piccola isola della laguna compresa tra le foci dell’Isonzo e del Tagliamento, poi uscita dal suo isolamento diventando una meta turistica prima asburgica, poi veneta e mitteleuropea, quindi un centro commerciale e di pesca collegato alla terraferma e alla vicina Istria.

Il mare lagunare di Grado, aperto, sempre in moto a oriente e a ponente, col santuario di Barbana, immobile a settentrione, con distese di luce su acque mutevoli nei colori e Aquileia in lontananza, fu il cuore della poesia di Marin.

Dopo aver frequentato alcune classi delle elementari a Grado, il poeta frequentò a Gorizia lo Staatsgymnasium, dove lesse scrittori della letteratura tedesca come Goethe, Novalis, Heine, Lenau, nei confronti dei quali si sarebbe sentito debitore, oltre ad alcune liriche di Carducci, molte di Pascoli e persino di Gabriele D’Annunzio.

Mentre era al ginnasio, Marin arrivò a Dante, che gli apparve come la sintesi di una cultura di secoli e di millenni, oltre a approfondire nomi come Beethoven, Croce e Gentile, Slataper, Fichte, Schelling, Platone, Plotino, Meister Eckardt e Omero.

Dopo un periodo di studio presso il Ginnasio di Pisino, seguì i corsi della Facoltà di filosofia dell’Università di Vienna, dove ebbe tra i maestri il linguista e filologo Wilhelm Meyer-Lübke, Carlo Battisti e il pedagogista Friedrich Wilhelm Foerster, alcuni corsi dell’Università di Firenze, dove divenne amico di Scipio Slataper e Giuseppe Prezzolini oltre a conoscere Pina Marini, che divenne sua moglie.

Allo scoppio della prima guerra, Marin disertò per arruolarsi nell’esercito italiano, poi fu ricoverato prima a Firenze, poi in Svizzera.

In seguito divenne insegnante a Gorizia, quindi direttore dell’Azienda di cure e soggiorno di Grado, che lasciò nel 1936 per tornare qualche tempo dopo all’insegnamento.

Dopo aver aderito al fascismo, Marin, che fu segretario politico del partito a Grado dal 1923 al 1928, fu denunciato per attività sovversiva e nel 1936 abbandonò l’isola.

Assunto come bibliotecario alle Assicurazioni Generali, dove lavorò fino al 1956, si adoperò per la ricostituzione del Partito liberale e, nel 1945, fece parte del Comitato di Liberazione nazionale come suo rappresentante.

Tra il 1945 e il 1948, collaborò all’Idea liberale e si occupò anche della biblioteca del castello di Miramare, poi ricoprì la carica di direttore della sezione Lettere del Circolo della cultura e delle arti di Trieste, di cui divenne presidente onorario.

Nel 1969 tornò a Grado, dove visse fino alla morte, avvenuta il 24 dicembre 1985.

Tra le raccolte di versi, pubblicate a partire dal 1912 con Fiuri de tapo, ci sono Le litànie de la Madona (1949), Solitàe (1961), Elegie istriane (1963), In non tempo del mare (1965), El mar de l’eterno (1967), I canti de l’isola” (1970), La vita xe fiama (1972), A sol calao (1974), El critoleo del corpo fracassao (1976), In memoria (1978), Nel silenzio più teso (1980), Poesie” (1981) e La vose de la sera (1985).