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Il quartiere medievale di Ferrara è il cuore delle memorie di una comunità ebraica tra le più antiche d’Italia e del ghetto, dove visse dal 1627 all’Unità d’Italia.

Via Mazzini era la strada principale dell’antico ghetto, dove si trovavano i negozi degli ebrei e i vecchi edifici che hanno mantenuto la loro struttura originaria.

La storia della presenza ebraica a Ferrara è da sempre intrecciata a quella della città, i primi insediamenti risalgono agli anni attorno al 1100 mentre i documenti ricordano le attività commerciali di ebrei a partire dal 1227.

Nel corso del Quattrocento, grazie alle politiche illuminate dei duchi d’Este, la comunità accolse gli esuli cacciati da altri Paesi, in particolare gli ebrei spagnoli (1492), portoghesi (1498) e tedeschi (1530).

La seconda metà del XV secolo e il Cinquecento furono l’età d’oro degli ebrei di Ferrara, in vero e proprio centro della cultura ebraica in Italia e si aprirono varie sinagoghe fra cui quelle del complesso di via Mazzini.

Con il passaggio di Ferrara allo Stato della Chiesa, nel 1598, iniziò la decadenza della comunità, culminata con la segregazione nel ghetto nel 1627, individuato nella zona tra via Sabbioni (oggi via Mazzini), via San Romano e via Gattamarcia (oggi via Vittoria).

La chiusura del ghetto durò oltre un secolo, con una temporanea apertura durante l’occupazione francese, nel 1796 e cessò definitivamente con l’Unità d’Italia.

All’inizio del Novecento la comunità contava oltre 1000 iscritti, parte della vita civile e culturale. Nel 1938, con la promulgazione delle leggi razziali, cominciarono le persecuzioni e, tra il 1941 e il 1945, i fascisti rubarono ogni bene della comunità e 156 ebrei furono deportati nei campi di sterminio.

Le tracce della presenza ebraica in città non si sono mai perse e proprio a Ferrara fu istituito, nel 2003, il Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah (MEIS), il cui scopo è far conoscere la storia, il pensiero e la cultura dell’ebraismo italiano e di offrire testimonianze delle persecuzioni razziali e delle vicende della Shoah in Italia.

All’imbocco verso la piazza della Cattedrale c’era uno dei cinque cancelli di chiusura del quartiere e in alto, tra i due archi, una lapide ricorda l’istituzione del ghetto.

Via Vignatagliata, Via Vittoria e Piazzetta Isacco Lampronti costituivano il quartiere ebraico, tra case in cotto, alcune disadorne altre con portali riccamente decorati o con balconcini in ferro battuto, la scuola ebraica dove lo scrittore Giorgio Bassani insegnò durante la segregazione razziale, il vecchio forno delle azzime, l’asilo e l’ospizio.

Al n. 95 di Via Mazzini si trova la Sinagoga, nata nel 1485, quando il ricco banchiere romano Ser Samuel Melli comprò una grande casa e la donò agli ebrei ferraresi perché ne facessero la sede delle loro istituzioni.

Accanto al portone d’ingresso si notano due lapidi, il ricordo tangibile delle terribili persecuzioni razziali e a esse di riferisce una delle prime Storie Ferraresi di Giorgio Bassani, Una lapide in via Mazzini.

Fra gli ambienti interni più importanti, c’è l’ex Tempio Tedesco, ora utilizzato per le cerimonie più solenni, mentre l’ex Tempio italiano è un elegante e ampio salone usato per conferenze e celebrazioni comunitarie.

L’Oratorio Fanese invece è un piccolo tempio del XIX secolo, comunemente usato per i riti del sabato.