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Il Foro di Cesare fu il primo dei Fori Imperiali di Roma creato per ampliare gli spazi del repubblicano Foro Romano, che era ormai diventato caotico e insufficiente per le dimensioni dell’Urbe e il numero dei suoi abitanti.

L’area del complesso era stata utilizzata, prima della fondazione di Roma, nel XII-XI secolo a.C. come necropoli, con tombe a pozzetto rinvenute negli ultimi scavi e in età repubblicana erano presenti numerosi edifici per lo più privati, con pochi resti visibili, tra cui un pozzo del VI secolo a.c. con parti d’intonaci e dipinti di una domus tardo repubblicana.

Da una lettera di Cicerone all’amico Attico, si sa che già nel 54 a.C. fu incaricato da Cesare, impegnato nelle guerre galliche, di acquistare terreni in un’area adiacente al Foro romano per la realizzazione di una piazza, la cui area doveva arrivare fino all’Atrium Libertatis.

I lavori veri e propri iniziarono tra il 51 – 48 a.C., dopo la vittoria della battaglia di Farsalo, che pose fine alla guerra civile, e in cui fu decisa la dedica del tempio a Venere Genitrice, cui Cesare aveva fatto un voto prima della battaglia.

La contemporanea ricostruzione della Curia, affidatagli dal senato dopo l’incendio del 52 a.C., consentì al grande condottiero lo spostamento della Curia nella nuova piazza, seguendo un preciso piano regolatore.

Nel 46 a.C. ci fu l’inaugurazione del tempio e della piazza, che però era in parte incompleta e venne terminata poi da Augusto, come narrò nelle Res Gestae, dopo la morte di Cesare.

Un intervento di rifacimento si ebbe per ordine di Traiano e un notevole restauro fu realizzato per ordine di Diocleziano dopo l’incendio del 283 D.C.

Lo scavo del Foro di Cesare avvenne tra il 1930 e il 1932 rimettendo in luce la parte del complesso verso il Campidoglio, ma non il lato d’ingresso verso il Foro di Nerva e tre delle colonne del lato ovest del tempio, con relativa trabeazione, vennero rialzate sul podio rimesso in luce, con blocchi originari e completamenti in mattoni.

Il Foro di Cesare era costituito da una piazza porticata con il fondo chiuso da un tempio, pianta che riprendeva i portici repubblicani nella zona del Circo Flaminio, nonché le piazze forensi delle colonie romane.

A differenza del Foro Romano si trattava di un progetto unitario con una piazza di 160 x 75 m., un duplice porticato su tre lati e in fondo il tempio di Venere, mentre al centro della piazza, come ricorda Stazio, c’era la statua di Cesare, su un cavallo con le zampe anteriori a piedi umani, come il Bucefalo, il cavallo di Alessandro Magno, eroe molto ammirato ed emulato da Cesare.

Sul lato d’ingresso sud-orientale il portico era prima aperto sull’Argiletum, ma, dopo l’erezione del Foro di Nerva, il colonnato verso la strada fu inglobato nel muro di recinzione del nuovo complesso.

Nel lato sud-occidentale il portico terminava sul pendio dinanzi alla facciata del tempio, decorata da una nicchia absidata, di cui resta una base, mentre altri elementi architettonici sono esposti nel Museo dei Fori Imperiali.

All’epoca di Traiano, nel 113 d.C., in seguito agli sbancamenti necessari per la costruzione del suo Foro, il tempio di Venere Genitrice fu integralmente ricostruito e mantenne la medesima pianta del precedente, ma l’abside della cella, non più addossata alla collina, fu nascosta da due tratti di muro rettilinei, in prosecuzione delle pareti della cella.

L’attuale edificio in laterizio, restaurato negli anni 1930-1936, dopo la demolizione della chiesa di San Adriano insediata nel VII secolo, conserva l’aspetto della Curia, sede del Senato, nella ricostruzione di Adriano, a sua volta basata sulla sede più antica del Comizio.

Vi si conservano all’interno due grandi rilievi di età traianea che facevano parte di una tribuna, trovata nella piazza del Foro davanti ai Rostra, relativa all’istituzione degli Alimenta, prestiti agricoli a basso interesse utilizzati per il sostentamento dei fanciulli poveri.