unnamed 1

Il 4 dicembre 1981 il Sud Africa concesse l’indipendenza al Ciskei, una delle homeland, in sudafricano più note come bantustan costituite durante il periodo dell’apartheid per confinare le etnie di colore.

La politica di segregazione razziale dell’apartheid, inaugurata in Sud Africa nel 1948, rimase in vigore fino agli anni Novanta, quando con il referendum del 1992 si avviò un processo di transizione culminato con le elezioni del 1994 che portano alla vittoria del’African National Congress di Nelson Mandela.

Durante la transizione dall’apartheid alla democrazia, il conflitto etnico prese una piega drammatica e in questo contesto lavorò un gruppo di fotografi che documentò gli scontri nelle township e divenne famoso in tutto il mondo dopo un articolo della rivista sudafricana Living, che li battezzò con il nomignolo di Bang-Bang Club.

I fotografi del gruppo erano Kevin Carter, che vinse il premio Pulitzer nel 1993 con l’immagine della bambina e l’avvoltoio in Sudan, Greg Marinovich, che fu premio Pulitzer nel 1991 con l’immagine di un uomo in fiamme mentre veniva colpito con un machete, Ken Oosterbroek e Joao Silva.

I due premi Pulitzer del gruppo, Marinovich e Carter, all’epoca vennero duramente criticati per le due immagini vincitrici dalla stampa, anche dalle persone comuni, con l’accusa di speculare sulle tragedie umane e le carestie che attraversavano l’Africa in quegli anni.

A Marinovich venne rinfacciato che la sua immagine, troppo violenta, esasperava il clima già teso del Sudafrica e speculava sulla violenza per l’affermazione del suo successo personale.

Invece Carter, che vinse il Premio Pulitzer con la foto che racconta la carestia sudanese del 1993 The Vulture and the Little Girl, con una bambina denutrita accovacciata a terra, con un avvoltoio che incombe alle sue spalle, venne accusato perché non pensò a salvare la bambina debilitata dalla carestia e facile preda dell’avvoltoio, invece di scattare la sequenza di foto che lo portò al Pulitzer.

Ferito dalle accuse, Kevin Carter morì suicida un anno dopo la vittoria che lo aveva reso famoso.

Nello stesso anno Oosterbroek, fotografo del The Star di Johannesburg, il maggior quotidiano sudafricano, morì sotto gli occhi del collega Greg Marinovich nella township di Thokoza, durante uno scontro tra corpi di pace e militanti dell’African National Congress.

Invece Silva coprì conflitti in Africa, Balcani, Asia Centrale, Russia e Medio Oriente, vincendo per due volte il World Press Photo, ma nel 2010 perse entrambe le gambe, calpestando una mina a Kandahar in Afghanistan.

Tuttavia, dopo ottanta interventi chirurgici, Silva tornò a lavorare come fotografo e partecipò persino alla maratona di New York.

Solo Marinovich sopravisse alle serie di tragedie che avevano colpito il gruppo e, con Silva, scrisse il libro The Bang-Bang Club: Snapshots from a Hidden War da cui, nel 2010, fu tratto il film “The Bang Bang Club”.

Invece il destino del Ciskei venne deciso nel 1994, quando tornò a essere a tutti gli effetti parte del Sud Africa, insieme alle altre homeland.