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Raccontando le origini della magia, che poi si sa, fa anche parte della vita o forse no?

Sir James George Frazer, antropologo e storico delle religioni, fu uno degli autori simbolo del primo Novecento con il suo saggio Il ramo d’oro…

Frazer nacque a Glasgow il 1 gennaio 1854 e frequentò il Trinity College di Cambridge dove, per compiacere il padre, conseguì la laurea in legge.

Dopo aver letto il saggio Cultura Primitiva del padre dell’antropologia culturale Tylor, si avvicinò alla disciplina antropologica come studioso dilettante, apprendendo molte informazioni sul sistema del pensiero magico delle società primitive.

Il capolavoro di James Frazer resta Il ramo d’oro, opera monumentale in cui espose la sua teoria sulla magia, che vedeva come l’inizio di un complesso percorso che la vide evolversi prima nella religione e poi nella scienza.

Definì la magia come un fenomeno di simpatia tra le cose, per instaurare legami per omeopatia cioè similitudine, come nel caso dei riti vudù, dove due cose in contatto fra di loro continuano ad avere un influsso l’una sull’altra anche dopo essere state separate.

Ma importante anche la teoria che Frazer sviluppò a proposito del dio morente, un tema che individuò all’interno di numerose religioni, dagli studi di Wilhelm Mannhardt, che vedeva la divinità coinvolta in una vicenda in cui perdeva la vita, per poi riacquistarla nuovamente in un momento successivo, come i miti di Osiride, Dioniso, Attis, Adone e Baal.

Il tema centrale da cui parte Il ramo d’oro è la vicenda del Rex Nemorensis, sacerdote di Diana nel tempio di Nemi, visto come le sopravvivenza di un antico culto all’interno del contesto storico dell’antica Roma.

Secondo l’interpretazione di Frazer, il sacerdote agiva sulla natura e sulla fertilità per i suoi poteri derivati dalla magia simpatica e aveva un ruolo sociale fondamentale per la comunità che lo ospitava.

Per difendere l’integrità fisica del sacerdote, la comunità ideò un sistema di tabù finalizzato a proteggerlo, mentre l’integrità spirituale era garantita dal trasferimento simbolico in un’anima esterna al corpo, come il ramo d’oro.

Al sopraggiungere della decadenza fisica del sacerdote, ormai considerato non adatto al suo ruolo sociale, la successione era determinata dall’uccisione rituale del rex nemorensis da parte di uno sfidante, che lo uccideva in duello dopo aver spezzato il ramo del boschetto di Diana.

Secondo il giornalista britannico Henry Noel Brailsford, Frazer fu fondamentale nella formazione del pensiero del Novecento, come Karl Marx e Sigmund Freud, oltre che di Charles Darwin, del quale si considerava discepolo e continuatore.

Frazer applicò lo schema evoluzionistico allo studio delle forme di conoscenza e organizzazione del mondo, dividendolo in lo stadio della Magia, dove i popoli antichi cercavano di dominare le forze della natura tramite la magia, la Religione, dove i popoli si affidavano agli dèi, ma impedivano all’uomo di comprendere il mondo naturale e la Scienza, dove la scienza moderna dell’epoca industriale aveva la capacità di controllare la realtà.

Negli ultimi anni Frazer raccolse alcuni racconti provenienti da diverse parti dell’Impero Britannico, sul tema dell’origine della morte, e li divise in quattro categorie, Racconto del Banano, Racconto della Luna Calante e della Luna Crescente, Racconto del Serpente e del cambio della muta e Racconto dei Due Messaggeri, diffuso in Africa, su due messaggi inviati dall’essere supremo al genere umano, per un messaggio di vita eterna e uno di morte.

Ma il messaggero che portò il messaggio di vita eterna arrivò in ritardo e quindi il messaggio di morte venne ricevuto per primo.

Sir James George Frazer morì a Cambridge il 7 maggio 1941.