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Una donna che non si arrese mai, nemmeno nelle situazioni più difficili, quando saper leggere e scrivere non era scontato…

Anna, all’anagrafe Anna Maria, Lorenzetto nacque a Roma il 18 aprile 1914.

Nel 1940 si laureò in Lettere e nel 1943 in Filosofia e collaborò con significativi articoli a “Il Ponte”, la rivista di economia, politica e cultura fondata nel 1945 da Piero Calamandrei, membro dell’Assemblea Costituente.

Distaccatasi dall’Udi insieme a un piccolo gruppo di insegnanti e assistenti sociali, fondò, dopo averne presieduto il comitato promotore, l’Unione Nazionale per la Lotta contro L’Analfabetismo, costituita il 5 dicembre 1947 sotto la presidenza di Francesco Saverio Nitti.

La pedagogista ne assunse la vicepresidenza e la presiedette in due fasi, dal 1964 al 1971 e poi dal 1974 al 1981.

Da questo momento la biografia della Lorenzetto coincide con una vasta opera di alfabetizzazione del Mezzogiorno italiano, condotta prima lungo la breve stagione dei Comitati Comunali; quindi, a partire dal 1949, attraverso l’esperienza dei Centri di cultura popolare.

Dopo un esperimento nel quartiere di Tor di Quinto a Roma, i primi Centri sorsero in Basilicata e Calabria, per diffondersi più tardi anche in Campania, Sardegna, e al nord per gli immigrati.

Grazie all’Aiuto svizzero all’Europa e al Carrie Chapman Catt Memorial Fund, la cui rappresentante Mrs. Florence Law viaggiò più volte con Anna nel Sud, che finanziarono rispettivamente a Locarno e a Matera due corsi di formazione per maestri e futuri dirigenti di nuovi Centri, interi paesi divennero il simbolo delle lotte all’analfabetismo per donne e uomini del meridione.

Nel 1951, al primo Convegno internazionale sull’educazione degli adulti che si tiene a Roma, il lavoro di Anna Lorenzetto e dell’Unla trovò il consenso di molti sostenitori stranieri.

Inoltre la Lorenzetto intraprese una collaborazione con Maria Montessori per un progetto sperimentale di due corsi per analfabeti in Calabria, purtroppo destinata a interrompersi per la scomparsa della celebre educatrice.

Nel 1965 la pedagogista fu membro della delegazione italiana che partecipò al Congresso mondiale dei ministri dell’educazione a Teheran e il riscontro ottenuto dalla sua relazione La nuova educazione degli adulti che sorge dall’alfabetizzazione, tradotta poi in numerose lingue, tra cui l’arabo e il vietnamita, ufficialmente definita la tesi italiana, spinse l’Unesco a modificare il documento di base della Conferenza inserendo un capitolo intitolato La participation de l’analphabète.E proprio dall’Unesco Anna fu chiamata a collaborare, prima di dedicarsi interamente all’insegnamento nella Facoltà di Magistero dell’Università di Roma, nella prima cattedra di educazione degli adulti esistente in un ateneo italiano.

Nel 1964 venne inviata a Cuba insieme con lo studioso americano Karel-Neys per valutare i risultati della campagna di alfabetizzazione condotta dai castristi.

Il documento prodotto dai due speciali osservatori, dove si dimostrava il successo dell’iniziativa cubana, cosa che avrebbe potuto suscitare imbarazzo in tempi di Guerra Fredda, non fu allora reso accessibile al pubblico.

Nel 1971 fu incaricata di dirigere la Divisione Alfabetizzazione e la Divisione Educazione degli Adulti a Parigi e l’Unesco le conferì nel 1970 il premio Nadezda Krupskaja, intitolato alla celebre pedagogista russa, moglie di Lenin.

Anna nel 1977 venne insignita della Medaglia d’oro dei benemeriti della scuola, della cultura e dell’arte. alto riconoscimento concesso con decreto del Presidente della Repubblica Italiana.
Conclusa l’attività accademica, si trasferì a Porto Ercole, in provincia di Grosseto, dove morì il 25 maggio 2001.