connessioni culturali arcimboldo

Nata da un dialogo tra Maurizio Cattelan e Chiara Parisi, Face à Arcimboldo è la mostra aperta al Centre Pompidou-Metz di Parigi, fino al 22 novembre, che riscopre il maestro lombardo in 250 opere, in un ambito di tempo che si colloca tra Dürer e Duchamp.

Trovarsi faccia a faccia con Arcimboldo è osservare molto da vicino le sue teste composte di frutta e verdura e altri elementi, gioielli, armi, libri, che proprio non ti aspetti di trovare al posto di una faccia, degli occhi e della bocca.

Ammiratissimo in vita per la finezza della sua tecnica e per l’acume del suo intelletto, diventato il ritrattista ufficiale degli Asburgo, Arcimboldo fu una figura sfuggente al pari dei suoi ritratti bizzarri che ci guardano, poiché molteplici sono i livelli della percezione, dei linguaggi con i quali vengono narrate oggi le cose.

Ed è al modo in cui la sua arte è giunta nel contemporaneo, come fosse sostanza alchemica e interpretata da altri artisti, re di materia e di pensiero, che è dedicata Face à Arcimboldo, è nata da un rapporto tra Patricia Falguières, Antonio Pinelli e Maurizio Cattelan, altro maestro del dire e del non dire, con Chiara Parisi, direttrice del museo francese, e curatrice dell’esposizione insieme ad Anne Horvath.

La mostra prosegue sulla scia di Effetto Arcimboldo. Le trasformazioni del viso nel XVI e XX secolo, storica esposizione concepita nel 1987, per Palazzo Grassi, da Pontus Hultén, primo direttore del Centre Pompidou, con Yasha David, con 130 artisti, da Francis Bacon ad Alighiero Boetti, da James Ensor a Ed Ruscha, da Daniel Spoerri a Gustave Courbet, da Albrecht Dürer a Marcel Duchamp, fino ai cadavres exquis di Yves Tanguy, André Masson, Marcel Duhamel, Max Morise, André Breton.

Le 250 opere sono in una scenografia che, curata dagli architetti Berger&Berger, narra la cartografia di una cittadella dove le generazioni, le geografie e i linguaggi si combinano.

In apertura del percorso espositivo c’è la storica installazione di Mario Merz, ricomposta per la prima volta dal 1987 nelle sue tre componenti originali, Hommage à Arcimboldo, Cono e Table de Chagny, dove si succedono, al ritmo dei giorni, frutta e verdure, seguono poi l’Head VI (1949) di Francis Bacon, in dialogo con i collage di Hannah Höch, oltre ad Anders (Brighton Arcimboldo) di Wolfgang Tillmans accanto allo Studio per le Catacombe di Palermo di Otto Dix, Untitled (#155) di Cindy Sherman che interpella La Poupée di Hans Bellmer.

La mostra Face à Arcimboldo è accompagnata da un programma di conferenze, spettacoli di danza, letture di poesia e progetti digitali.

Fra gli artisti invitati alla mostra, i Daft Punk partecipano al progetto con la proiezione del film Electroma (2006), dove due robot in cerca di umanità si ritrovano nel pieno del deserto della California.