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Il 4 luglio 1988 il presidente della Fifa Joao Havelange annunciò che i mondiali di calcio del 1994 si sarebbero disputati negli Stati Uniti.

Gli azzurri arrivano da un momento delicato, poiché nel 1991 Antonio Matarrese, il capo della Federcalcio, aveva dato il benservito ad Azeglio Vicini, dopo la sfumata vittoria a Italia 90 e la mancata qualificazione all’Europeo del 1992 in Svezia, e aveva preso Arrigo Sacchi.

L’Italia capitò in un girone che comprendeva oltre alla Norvegia e al Messico anche l’Irlanda e, delle due squadre, l’Eire fu la più pronta ad adattarsi alle pesanti condizioni di gioco.

Dopo 11 minuti di gara, un gol di Houghton mise la partita in salita per gli azzurri, che non riuscirono a venirne a capo.

Ora gli azzurri dovevano vincere contro la Norvegia, dove Pagliuca uscì su un attaccante norvegese toccando la palla con le mani fuori area, con espulsione immediata, ma fu Dino Baggio alla ripresa a permettere la vittoria.

Bastò poi un pareggio con il Messico, grazie a un gol di Daniele Massaro, per essere qualificati.

Negli ottavi l’Italia se la vide con la Nigeria, la rivelazione del Mondiale, che avevano vinto il girone lasciandosi dietro Bulgaria e Argentina.

Negli altri gironi, qualificati i padroni di casa degli Stati Uniti con Romania e Svizzera, c’erano Brasile e Svezia come Germania e Spagna.

Poi Messico e Irlanda passarono avanti all’Italia, completavano gli ottavi Olanda, Arabia Saudita e Belgio.

Negli ottavi, per l’Italia a Boston, i nigeriani andarono in vantaggio a metà primo tempo su una papera della difesa e, a due minuti dalla fine, Roberto Baggio segno un gol e un rigore nei supplementari.

Poco prima, si era concluso contro il Brasile il viaggio della squadra di casa, che resistette ai verdeoro fino a un quarto d’ora dalla fine, avendo anche una buona occasione per causare una nuova eliminazione dei sudamericani.

L’Olanda superò l’Irlanda, la Bulgaria il Messico, la Germania il Belgio, la Spagna la Svizzera e la Svezia l’Arabia Saudita, ma la sorpresa arrivò da Pasadena, dove la Romania di George Hagi eliminò l’Argentina.

Ai quarti erano approdate quindi sette squadre europee e una sola sudamericana, il Brasile di Romario e Bebeto, che contro l’Olanda andò in doppio vantaggio, poi si fece riprendere, e chiuse 3-2 grazie ad una punizione di Bebeto.

Disse addio alla World Cup la Germania, che si fece rimontare 2-1 dalla Bulgaria, mentre la Svezia tornava in semifinale dopo 36 anni eliminando la Romania.

L’ultimo quarto era Italia-Spagna, la rivincita del torneo olimpico di Barcellona dove avevano vinto gli iberici, dove segnò prima Dino Baggio, pareggiò Camineiro e, al 42’ del secondo tempo con Beppe Signori, arrivò Roberto Baggio in contropiede.

Contro la Bulgaria il Divin Codino segno due gol nel primo tempo, e alla fine gli azzurri si qualificarono per giocare la quinta finale mondiale, contro il Brasile che aveva eliminato la Svezia con il minimo sforzo.

A Pasadena le squadre scesero in campo a mezzogiorno, Baggio si era stirato nella partita con la Bulgaria ma Sacchi non rinunciò a schierarlo, Gianfranco Zola rimase in panchina.

Per la prima volta nella storia, il titolo mondiale fu assegnato ai rigori, l’Italia ne sbagliò tre, uno il Brasile, che festeggiò il suo quarto titolo mondiale, il primo del dopo Pelé.