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Il primo Disney italiano in assoluto, per il suo valore come disegnatore e il suo perfezionismo…

Nato a Genova il 16 novembre 1927, Giovan Battista Carpi iniziò giovanissimo a frequentare lo studio del pittore Giacomo Picollo.

Nel 1945 realizzò il logo per la rivista Faville e ideò la famiglia Serafini, prima creazione di una lunga serie.

Due anni più tardi, a Milano, lavorò nell’animazione presso lo studio dei fratelli Pagot e pubblicò il suo primo fumetto, Celestino al centro della Terra, per la rivista Giornalino del Carroccio.

Nel 1953 arrivò alla Mondadori, dove a ottobre, sul n.42 degli Albi d’Oro, debuttò con la sua prima storia, inchiostrata da Giulio Chierchini, Paperino e il suo fantasma, su testi di Guido Martina.

Con Chierchini collaborerà fino al 1955, per poi iniziare a inchiostrare da solo le sue tavole.
Il suo primo stile ricorda un po’ Taliaferro, un po’ Barks, ma col tempo Carpi trovò uno stile personalissimo e particolare, quel segno dinamico e forte che, soprattutto nelle storie dei paperi, riuscirà a mantenere fino alla fine della sua carriera.

Anche se i migliori risultati stilistici li ottenne con il mondo di Paperino, rimase profondamente legato anche a quello di Topolino, da Topolino e il pesce cannibale, sempre inchiostrata da Chierchini, edita sul n.14 degli Albi d’Oro del 1954.

Dopo le prime storie, nel 1956 Carpi riuscì a inchiostrare una sua storia, Paperino e la corsa del baleno, mentre poi fu il primo a disegnare Gambadilegno senza la tipica protesi lignea degli esordi in Astralpippo n.9999!, su Topolino n.234 e n. 235 del 1960.

Carpi fu anche il creatore di uno dei personaggi più di successo tra quelli partoriti dalla scuola italiana, nato da un’idea di Elisa Penna e su testi di Guido Martina, cioè Paperinik il diabolico vendicatore, sui numeri 706 e 707 di Topolino.

 Il look dell’eroe mascherato sarà, a parte qualche piccola variazione, quello realizzato per l’occasione da Carpi, che fu a suo agio con le atmosfere più oscure e misteriose tipiche del personaggio fin dai suoi esordi.

Dello stesso anno furono poi le illustrazioni del primo dei volumi dedicati al Manuale delle Giovani Marmotte.

La carriera di Carpi lo vide come uno dei principali interpreti della grande saga delle Grandi Parodie Disney, ovvero quelle storie che reinterpretano, utilizzando i personaggi Disney, i capolavori della letteratura, del cinema e dell’opera lirica, come Paperino fornaretto di Venezia del 1964, Paperino e il vento del Sud del 1982, Guerra e Pace del 1986, Il mistero dei candelabri del 1989 e Paperina Butterfly del 1994.

Nell’ambito delle storie in costume è da segnalare la grande saga sulla storia dei paperi, Storia e gloria della dinastia dei paperi, realizzata alternandosi nel disegno degli episodi con il maestro Romano Scarpa e sempre su testi di Guido Martina, edita su Topolino nel 1970, oltre alla collaborazione con Marco Rota e Luciano Bottaro per la realizzazione, nel 1972, dell’Operazione Olimpiadi.
Carpi fu anche un abile sperimentatore con le storie dipinte, la prima fu Paperino Trovatore trova… guai, del 1985, quindi Topolino e il mistero dell’apprendista stregone, del 1992, realizzate con l’ausilio di Andrea Freccero, Stefano Pachì e Leopoldo Barbarini.

Ha vinto Il premio Candido per il disegno umoristico (1951), il Premio Marina di Massa come miglior cartoonist (1991), la Copertina d’Argento (1992), lo Yellow Kid nel 1995 e la laurea honoris causa in Scienze dell’Educazione nel 1997 dall’Università di Bologna.

Carpi disegnò praticamente fino alla conclusione della sua vita, lasciando incompiuta Zio Paperone e il mistero della lira celtica, un fantasy su testi di Alessandro Sisti, prima di morire a Genova l’8 marzo 1999.