Ogni anno, nella sera del 7 gennaio, la splendida Cannobio, ultimo paese prima del confine piemontese con la Svizzera sul Lago Maggiore, nota per il suo centro storico ben conservato e per le numerose architetture e un lungo lago tra i più apprezzati del Verbano, s’illumina con migliaia di piccoli lumini rossi, accesi sulle finestre delle abitazioni, sui balconi, ai bordi delle vie e viuzze in acciottolato medievale, sulle barche ancorate nel porticciolo, sul campanile della chiesa.
Sono circa 10.000 lumini che vanno a illuminare in maniera molto scenografica ed emozionante tutta la cittadina, allo spegnimento dell’illuminazione pubblica.
Per questo motivo l’evento si chiama festa dei lumineri e viene celebrato per ricordare un avvenimento molto particolare e sentito, avvenuto proprio nel mese di gennaio 1522 e conosciuto come il miracolo della Santissima Pietà di Cannobio.
Secondo la leggenda e la tradizione, la festa trae origine da un avvenimento miracoloso avvenuto proprio a Cannobio l’8,9,10 e 28 gennaio 1522, nell’osteria di Tommaso Zaccheo.
Si racconta che, una cameriera, salita al piano superiore dell’osteria per prendere della biancheria, vide che da un dipinto di una piccola pergamena scendeva del sangue ed era la Pietà di Cristo, che raffigurava Gesù circondato ai lati da Maria e da San Giovanni.
Il giorno successivo, sulla tovaglia posta proprio sotto al dipinto, venne trovata una piccola costola sanguinante, perfettamente corrispondente alle dimensioni del Cristo del dipinto.
La costola divenne così La Sacra Costa, raccolta in un calice e portata in processione fino alla chiesa Parrocchiale di San Vittore, dove ancora oggi è custodita in un reliquario donato nel 1605 dal cardinale Federico Borromeo.
Due anni dopo si costituì la Confraternita della Devozione che ristrutturò l’osteria ricavando nel piano superiore una piccola cappella, dove San Carlo Borromeo celebrò la sua penultima Messa.
In seguito l’osteria fu completamente demolita per fare posto alla costruzione del grande Santuario della Santissima Pietà, fortemente voluto da San Carlo.
All’interno del santuario, in un’urna sull’altare maggiore, sono ancora custoditi il quadro e le lenzuola intrise di sangue.
La sera del 7 gennaio, la Sacra Costa custodita nel reliquario, scende dall’alto e viene baciata dai fedeli e successivamente è portata in processione dalla Parrocchiale fino al Santuario percorrendo tutto il lungolago.
Anche le barche illuminate seguono la processione navigando.
La tradizione vuole che dopo la processione, sia nelle abitazioni private sia nei locali pubblici si ceni con il pranzo tipico di quei tempi, che era pasta e fagioli seguita da patate e verze con la luganiga cioè con una salsiccia di carne bovina ed aglio.
Per questo la festa viene anche comunemente chiamata Festa delle luganighe. Il giorno successivo all’evento la Sacra Costa, sempre in processione, viene riportata in Parrocchiale.
Per quest’anno, nel quale ricorrono i 500 anni dal miracolo della Sacra Costa, sarà ancora obbligatoriamente in versione ridotta a causa della pandemia. Soprattutto mancheranno quegli elementi che la tradizione popolare assegna alla ricorrenza religiosa e alla festa: la convivialità e la condivisione.
Le celebrazioni inizieranno venerdì 7 gennaio, alle 20.30, in santuario, con la recita dei salmi penitenziali e delle litanie dei santi. Seguirà l’omelia del prevosto don Mauro Caglio e il canto del Vexilla Regis.
Il cuore della festa sarà sabato 8 gennaio, alle 17, in collegiata con la solenne messa presieduta dal Vescovo monsignor Franco Giulio Brambilla. L’accesso in collegiata sarà consentito solo con la mascherina FFP2. È inoltre prevista la diretta in streaming sul sito del Comune di Cannobio.
Seguirà la processione con la reliquia della Sacra Costa. Il percorso della processione si conclude in piazza Vittorio.