Carlo Azeglio Ciampi

Un grande banchiere centrale e uomo politico dell’Italia del secondo dopoguerra…

Carlo Azeglio Ciampi nacque a Livorno il 9 dicembre 1920, primogenito di Pietro e Maria, studiò presso l’istituto dei gesuiti San Francesco Saverio, conseguì la laurea in Lettere e il diploma della Scuola Normale di Pisa nel 1941. 

Antifascista, alla Normale rimase affascinato dal suo professore, il filosofo Guido Calogero e conobbe la moglie Franca.

Chiamato alle armi nel 1941, fu sottotenente dell’esercito in Albania e l’8 settembre 1943, in permesso in Italia, rifiutò di aderire alla Repubblica di Salò e si diede alla macchia, rifugiandosi a Scanno, in Abruzzo, col suo maestro Calogero, esponente di primo piano del pensiero liberalsocialista del partito d’Azione.

Dopo sei mesi tra i monti, riuscì a passare le linee del fronte sulla Majella per arrivare a Bari e consegnare a Tommaso Fiore un manoscritto sul Partito d’azione, datogli da Calogero e si arruolò nelle file dell’esercito italiano, iscrivendosi al PdA.

Il 1946 fu un anno importante per Ciampi, sposò Franca, conseguì la laurea in Giurisprudenza presso l’Università di Pisa e, dopo aver vinto un concorso, entrò come impiegato alla Banca d’Italia, per rimanerci ben 47 anni, 14 da governatore, s’iscrisse anche alla Cgil e ne conservò la tessera fino al 1980.

Nella Banca inizialmente prestò servizio presso alcune filiali, svolgendo attività amministrativa e d’ispezione ad aziende di credito e nel 1960 fu chiamato all’amministrazione centrale della Banca d’Italia, presso il Servizio Studi, di cui assunse la direzione nel luglio 1970.

Ciampi fu segretario generale della Banca d’Italia nel 1973, vice direttore generale nel 1976, direttore generale nel 1978, nell’ottobre 1979 venne nominato Governatore della Banca d’Italia e presidente dell’Ufficio Italiano Cambi, funzioni che assolse fino al 28 aprile 1993.

Il 26 aprile 1993, Ciampi fu nominato presidente del Consiglio e per la prima volta indica  ministri pidiessini, ma l’assoluzione in Parlamento di Bettino Craxi portò alle dimissioni dei prescelti Vincenzo Visco, Luigi Berlinguer, Luigi Spaventa e Augusto Barbera.

Dall’aprile 1993 al maggio 1994 presiedette un governo chiamato a svolgere un compito di transizione, per l’applicazione della nuova legge elettorale approvata dal Parlamento, attraverso il lavoro per la determinazione dei collegi e delle circoscrizioni elettorali, e il passaggio da un Parlamento profondamente rinnovatosi tra la XI e la XII legislatura.

Sul piano economico gli interventi più significativi furono la lotta all’inflazione, attraverso l’accordo governo-parti sociali del luglio del 1993, che pose fine a ogni meccanismo d’indicizzazione e individua nel tasso d’inflazione programmata il parametro di riferimento per i rinnovi contrattuali e diede avvio alla privatizzazione di numerose imprese pubbliche.

Durante la XIII legislatura è Ministro del Tesoro, del Bilancio e della Programmazione Economica, nel governo Prodi (dall’aprile 1996 all’ottobre 1998) e nel governo D’Alema (dall’ottobre 1998 al maggio 1999), Ciampi diede un contributo fondamentale all’entrata dell’Italia in Europa.

Tra i provvedimenti più significativi di questo periodo ci furono la manovra correttiva della politica di bilancio varata nel settembre del 1996 dal governo Prodi, che permise un abbattimento di oltre 4 punti percentuali del rapporto indebitamento netto delle pubbliche amministrazioni rispetto al prodotto interno lordo, il parametro di Maastricht di più arduo conseguimento per il nostro Paese.

Il 13 maggio 1999 fu eletto, in prima votazione, decimo Presidente della Repubblica Italiana con 707 voti di preferenza.

Il suo settennato si distinse per una profonda riscoperta degli ideali risorgimentali e della Resistenza, simboleggiati dall’Inno di Mameli e dal Tricolore.

Stimato economista, banchiere e politico, Carlo Azeglio Ciampi morì a Roma il 16 settembre 2016.