Corona ferrea Monza Tesoro del Duomo

Questa sera, il programma di Alberto Angela “Meraviglie” parlerà del Parco di Monza e della grandiosa Villa Reale che ospita.

Uno sguardo particolare alla leggendaria  Regina  Teodolinda, alla quale è dedicata la splendida cappella racchiusa nel Duomo, che conserva  la Corona Ferrea, la Corona dei Re d’Italia.

Nel tesoro della Basilica di Monza, uno dei più belli d’Italia, il pezzo più prezioso è la Corona ferrea o del Ferro, un diadema formato da sei lamine d’oro rettangolari con cerniere e decorato da 46 gemme, con all’interno una sottile lamina di ferro che secondo la leggenda nasce da uno dei chiodi della crocifissione di Gesù.

Secondo gli storici del Medioevo, il diadema venne forgiato da Elena, madre di Costantino, con i chiodi della crocefissione di Gesù, come disse anche in un elogio funebre per l’imperatore Teodosio sant’Ambrogio.

Ma recenti ricerche hanno confermato che la Corona Ferrea venne realizzata nel V secolo forse a Costantinopoli, forse per ordine della regina longobarda Teodolinda, che fu la fondatrice della Basilica di san Giovanni Battista di Monza.

Solo dopo la fine del regno longobardo in Italia, Monza ebbe un ruolo fondamentale nel Regno d’Italia, al punto che molti sovrani vennero incoronati con la Corona Ferrea.

Lo storico del XIII secolo Rolandino di Padova è il primo a collocare le incoronazioni con la Corona Ferrea a Monza, come nel caso di Enrico VII nel 1311 e Carlo IV, nel 1356, con il consenso dell’arcivescovo milanese, di Milano e di Monza.

Tuttavia altre fonti indicano che il primo sovrano incoronato con il prezioso diadema fu Corrado di Svevia nel 1128, prima a Monza e in seguito a sant’Ambrogio dall’arcivescovo di Milano, come aveva già fatto nel 1026 Ariberto d’Intimiano con Corrado II e nel 1093 Arnolfo III di Porta Orientale con Corrado, figlio di Enrico IV.

Dopo la battaglia di Desio nel 1277 la Corona Ferrea, con il tesoro del Duomo di Monza, fu impegnata dai Torriani, storici nemici dei Visconti di Milano.

Solo dopo la ricostruzione del Duomo verso il 1300 il giovane Matteo Visconti poté riscattare tesoro e corona, ma nel 1319 quest’ultima venne spedita ad Avignone, da dove sarebbe tornata nel 1345 grazie all’arcivescovo Giovanni Visconti.

Dopo il restauro del tesoro nel 1353, la corona nel 1355 venne usata per incoronare in sant’Ambrogio Carlo IV e nel 1453 a Roma, incoronato dal papa, Federico III d’Asburgo.

Il 22 febbraio 1530, nella cappella del Palazzo pubblico di Monza, dopo che Antonio de Leyva, feudatario di Monza aveva stabilito che la corona era un simbolo del Regno di Lombardia, il papa incoronò con la Corona Ferrea Carlo V, al grido di “Viva il re di Lombardia”.

Passarono ben tre secoli senza che il diadema fosse usato fino a quando nel gennaio 1805 l’imperatore francese Napoleone Bonaparte disse “L’antica corona dei re di Lombardia deve trovarsi a Milano, la sovrapporrò alla corona imperiale” allo scopo di diventare il re d’Italia.

E il 26 maggio di quello stesso anno, nel Duomo di Milano, il sovrano dei francesi, senza aver previsto nulla, fece il suo solenne ingresso con gli abiti di re d’Italia e, durante l’incoronazione, prese la Corona Ferrea dall’altare e se la pose in testa dicendo la storica frase “Dio me l’ha data, guai a chi la tocca”.

Dopo la fine dell’impero napoleonico, il 6 settembre 1838 nel Duomo di Milano la corona venne usata per l’incoronazione di Ferdinando I, imperatore d’Austria, con il fine di conquistare la simpatia dei popoli del Lombardo – Veneto.

Fino al 1859 il diadema rimase a Vienna, ma dopo la seconda guerra d’indipendenza tornò a Monza. Non venne usato per l’incoronazione di Vittorio Emanuele II per il momento conflittuale con la Chiesa. Nonostante ciò venne esposta a Roma come insegna reale in occasione dei funerali del re che, in vita, aveva istituito in suo onore L’Ordine Cavalleresco della Corona d’Italia.

Gli ultimi atti della lunga storia della Corona Ferrea sono il Regio Decreto di Umberto I del 1883, che le diede il diritto di sacra reliquia, con il compito di custodirla affidato alla Basilica di Monza e la sua partecipazione ai funerali del “re buono”, ucciso il 29 luglio 1900 dall’anarchico Gaetano Bresci proprio a Monza.