pallottino

Una delle figure fondamentali dell’archeologia italiana del Novecento…

Massimo Pallottino, figlio di Carlo, funzionario ministeriale, e di Margherita Perotti, nacque a Roma il 9 novembre 1909, primo di quattro fratelli.

Nella sua formazione culturale da ragazzo fu fondamentale il legame con Giulio Quirino Giglioli, docente di topografia dell’Italia antica alla Sapienza, col quale si laureò nel giugno 1931 con una tesi su Tarquinia.

Vincitore della borsa di perfezionamento presso la Scuola di archeologia di Roma, Massimo, nel 1932, fece un viaggio d’istruzione in Germania, Belgio, Francia e Svizzera e, con un contributo della Scuola, nel 1934 si recò in Grecia, dove si spinse fino a Creta.

Pallottino nel 1933 vinse, primo fra gli archeologi, il concorso per ispettore nell’amministrazione delle Antichità e belle arti e, assegnato alla Soprintendenza alle antichità di Roma, ebbe dal 1937 la responsabilità del Museo etrusco di Villa Giulia, dove curò l’allestimento delle sale di Veio e di Vulci.

In quegli anni fece scavi a Capena, dove riordinò il Museo civico, Cerveteri e Veio, ma aspirando sempre all’insegnamento universitario.

Al 1934 risale il tentativo, non andato a buon fine, di attivare a Roma un corso di epigrafia etrusca, dove si era applicato fin da studente grazie al rapporto con Alfredo Trombetti, glottologo dell’ateneo bolognese, morto nel 1929 mentre attendeva alla revisione del suo La lingua etrusca.

Nel 1937 conseguì la libera docenza in etruscologia e antichità italiche, disciplina che insegnò per incarico negli anni 1938-40.

L’istituzione presso il Museo di Villa Giulia nel 1939 della Soprintendenza alle antichità dell’Etruria meridionale, affidata a Salvatore Aurigemma, limitò l’autonomia di cui Pallottino aveva goduto, ma rafforzò la sua aspirazione alla carriera universitaria.

Nel 1940 fu nella terna dei vincitori di un concorso per l’insegnamento di archeologia e storia dell’arte greca e romana a Cagliari e tenne la cattedra dal 1941 al 1945.

Tra il 1941 e il 1942 resse la Soprintendenza alle antichità della Sardegna, rimasta scoperta per le vicende belliche, lì effettuò scavi a Porto Torres riportando in luce ambienti di epoca tardo imperiale adorni di mosaici.

Nel novembre 1942 lasciò l’isola dopo il conferimento di un incarico biennale per la redazione del Corpus Inscriptionum Etruscarum.

Dal 1945 fu chiamato alla cattedra di etruscologia e archeologia italica dell’Università di Roma, già di Alessandro Della Seta, che resse fino al 1980 con la denominazione di Etruscologia e antichità italiche.

Nel 1942 aveva pubblicato, con Hoepli, il manuale Etruscologia, poi divenuto, in Italia e all’estero, testo base di riferimento per lo studio di quella disciplina, con ristampe, riedizioni accresciute e traduzioni in più lingue.

Dalla cattedra di Roma Pallottino rinnovò profondamente gli studi sugli etruschi e sugli altri popoli dell’Italia preromana, con piena autonomia scientifica.

All’apporto dato agli studi con le sue pubblicazioni, con l’insegnamento a Roma e a Perugia, per i corsi estivi dell’Università per stranieri, con gli scavi nel santuario etrusco di Pyrgi a partire dal 1957 dove fu memorabile la scoperta, nel 1964, delle lamine d’oro con iscrizioni in etrusco e in punico, Pallottino aggiunse un fervido impegno in altre iniziative.

Dal 1960 al 1962 venne chiamato alla presidenza dell’Union internationale des sciences préhistoriques et protohistoriques e organizzò a Roma, nel 1962, un grande congresso di quelle discipline.

Nel 1949 fondò con Giglioli la rivista Archeologia classica e ne fu direttore fino al 1983, tra il 1956 e il 1967 diresse l’Enciclopedia universale dell’arte.

L’autorevolezza e la notorietà acquisite con le prestigiose ribalte internazionali gli attribuirono un Socio corrispondente dell’Accademia dei Lincei nel 1956, poi nazionale nel 1967, fondò nel 1970, nell’ambito del Consiglio nazionale delle ricerche, il Centro di studio per l’archeologia etrusco – italica, che diresse fino al 1981 presiedendone poi il Consiglio scientifico fino alla morte.

Nel 1972 fu chiamato alla presidenza dell’Istituto di studi etruschi ed italici, carica che ricoprì fino alla morte.

Alle attività accademiche Pallottino affiancò un impegno civile intervenendo sulla stampa quotidiana e periodica in materia di organizzazione degli studi e di tutela e valorizzazione dei beni culturali e partecipando agli organi consultivi del ministero della Pubblica istruzione prima, di quello dei Beni culturali poi e nell’ambito della Commissione d’indagine per la tutela e la valorizzazione del patrimonio storico, archeologico, artistico e del paesaggio di cui tra il 1964 e il 1966 coordinò il gruppo di studio dedicato all’archeologia.

Consulente del ministero degli Affari esteri per la diffusione della cultura italiana, fu chiamato alla presidenza della società Dante Alighieri nel 1993 e s’impegnò ancora nella progettazione di una mostra, L’Italia e la sua lingua nello specchio della storia, che però non poté portare a compimento.

Massimo Pallottino morì a Roma il 7 febbraio 1995.