domodossola

Un Carnevale con una storia che comincia alla fine dell’Ottocento.

Le prime notizie sul Carnevale di Domodossola risalgono al 1870 quando si rievocò e inscenò in piazza la leggenda popolare del matrimonio di due fidanzati di Domodossola, il Togn (o Tonio) e Cia, che sono diminutivi di Antonio e Lucia.

La vicenda rappresentata è legata al Seicento, quando il territorio ossolano, insieme al Piemonte e alla Lombardia, era assoggettato alla dominazione spagnola.

Cronache dell’epoca riportano della rappresentazione anche negli anni successivi, con alcune varianti e minor sfarzo ma con l’introduzione, nel 1890, del battesimo di Pederpavul, figlio di Togn e di Cia.

Già nel 1800 erano riportati i balli sotto i portici di Teatro Galletti, ma non vi sono riferimenti alla distribuzione della polenta e dei salamini, introdotta nel 1901.

Dopo un periodo d’interruzione, il Carnevale fu ripreso nel 1923 per volontà di quindici domesi, che prepararono a proprie spese polenta e salamini da distribuire presso le piazza del Mercato.

Nel 1925 ci fu il grande ritorno del Carnevale concepito come una vera opera teatrale, tant’è che su un copione distribuito alla popolazione si leggeva “Il matrimonio di Nonna Cia, anno Domini 1622, opera colossale di cui i venturi ed i preferiti tempi non videro mai” e vi erano già i personaggi della Corte dei Mattarella, che tuttavia furono tralasciati fino al 1994, anno della loro reintroduzione.

Il matrimonio tra due appartenenti a strati sociali diversi della comunità domese, cioè gli storici abitanti del luogo, e rappresentati dalla Cia, e i furest, gli esclusi dalla fruizione di beni comuni e costretti a una condizione economica sfavorevole, rappresentati dal Togn, sembra rievocare l’incontro tra le due componenti cittadine e il rovesciamento e abolizione delle distinzioni durante il periodo carnevalesco.

Alcuni richiami nelle maschere dei paesi vicini confermano la presenza di due personaggi provenienti da strati sociali diversi come Garatùn e Scanàa di Trontano, il Twergi e la Catarinen di Ornavasso, l’Arlori e la Zecra di Villadossola.

Gli anni Trenta del Novecento videro il Carnevale alternare la rappresentazione teatrale e il banchetto in piazza e dopo la guerra, che comportò l’interruzione dei festeggiamenti, rinacque il Comitato Pulenta e Sciriuii, oggi organizzatore della festa, e nell’edizione del 1949 riapparvero i personaggi di Togn e Cia mentre la distribuzione di polenta e salamini avvenne, a differenza di oggi, il Martedì Grasso.

Tuttavia gli anni Cinquanta e soprattutto i Sessanta portarono un disinteresse per il Carnevale che, nella sua veste originaria, fu ripreso solamente nel 1971, dove si decise di anticipare la polentata alla domenica.

Da allora il Carnevale ha subito ben poche modificazioni, tranne l’introduzione nell’edizione 2013 del carnevale multietnico, con la sfilata delle comunità neostanziate in Domodossola e del Carneval Vècc, e la domenica del Carnevale Ambrosiano, con la sfilata di carri allegorici.