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Una delle ville più belle e suggestive del Comasco.

Villa Pizzo è una delle più antiche dimore del lago di Como, che prende il suo nome dallo sperone roccioso su cui sorge, infatti Piz in dialetto comasco significa punta o sporgenza, collocato a metà strada tra Moltrasio e Cernobbio.

La sua storia cominciò nel 1435 quando Giovanni Mugiasca, mercante, acquistò alcuni appezzamenti di terra in località Pizzo, , ricchi di ulivi e vigne, dove probabilmente era presente un gruppetto di case agricole, per la coltivazione dei terreni circostanti.

Non si sa quando sorse la casa padronale, anche se sicuramente venne costruita prima del 1569, anno a cui risale un testamento in cui viene citata e i Mugiasca saranno i proprietari per quattro secoli, fino all’estinguersi della famiglia.

Intorno al 1530 sul Lago di Como Gian Giacomo Medici detto il Medeghino, uomo dal temperamento bellicoso, dalla sua fortezza di Musso sfidò il Ducato di Milano.

Giovan Battista Speciano, fedele consigliere di Francesco II Sforza, fu nominato sovrintendente generale nella guerra contro il Medeghino e occupò il Pizzo, dove la famiglia Mugiasca non poté opporsi all’occupazione forzata della sua dimora.

Sotto la dominazione spagnola, l’arrivo della peste portò i Mugiasca a lasciare il palazzo di Como per trasferirsi a Villa Pizzo dove accolsero anche i cittadini alla ricerca di un rifugio, oltre a lavorare a importanti opere strutturali e ai terrazzamenti con muri a secco.

Con la dominazione austriaca vi fu ospitato l’abate Giovanni Francesco Mugiasca, che fece costruire la palazzina di levante, nota come Oratorio, poi ripresa successivamente da Giacomo Mugiasca, che lo affidò all’architetto Simone Cantoni, uno dei più grandi architetti lombardi del periodo, noto per il progetto della vicina Villa Olmo.

Giovanni, fratello minore di Giacomo, fu l’ultimo erede Mugiasca e per quasi un ventennio godette di Villa Pizzo, fino al giorno della sua morte, che avvenne il 14 marzo 1842, dove dispose che fosse ceduta all’Ospedale Sant’Anna.

Ad acquistare il Pizzo dall’Ospedale Sant’Anna fu l’arciduca Ranieri d’Asburgo, uomo parsimonioso che però non riuscì a resistere al fascino del luogo, dove si rifugiò con frequenza quando la vita politica a Milano era piena di complicazioni.

Con i moti del 1848, il viceré fuggì a Verona, affidando Villa Pizzo al suo giardiniere e uomo di fiducia, Villoresi, già progettista della Villa Reale di Monza.

La protagonista femminile in quegli anni fu l’elegante Elise Musard, donna eccentrica, anima dei salotti e moglie di Alfredo Musard, musicista e compositore di quadriglie.

Elise, in villeggiatura sul lago di Como, s’innamorò del Pizzo a prima vista e riuscì a convincere il suo amante, Re Guglielmo III d’Olanda, ad acquistare la casa dagli eredi dell’arciduca Ranieri .

La Musard diede un tocco di femminilità alla Villa, con le tinte giallo-rosa, i dettagli dal gusto orientale in ferro battuto e le fini decorazioni interne.

Ma gli sfarzi parigini e la vita di Madame Musard sul Lago di Como non durarono molto, dopo che fu accidentalmente colpita in volto da un calcio di uno dei suoi amati cavalli e rimase cieca e sfigurata a vita.

Perso il suo fascino, Elise venne abbandonata da tutti i suoi ammiratori, Re Guglielmo compreso, per i quali risultava ormai essere una presenza scomoda e, dichiarata pazza e rinchiusa in un manicomio, morì suicida qualche anno più tardi.

Fortunato Bassani, commerciante milanese, acquistò il Pizzo per sua figlia e lo lasciò in eredità al genero Pietro Volpi, avvocato di Milano che, con la famiglia, diede alla proprietà il suo assetto definitivo , rispettando le scelte architettoniche e artistiche del passato e migliorandole.

L’avvocato lavorò anche alla costruzione di una grande e maestosa darsena e conferì all’architetto Beltrami, suo caro amico, l’incarico di realizzare un mausoleo di famiglia, in onore della moglie Alessandrina, morta giovanissima.

Durante la sua carriera da avvocato, Pietro Volpi difese Giuseppina Raimondi, seconda moglie di Giuseppe Garibaldi, ripudiata dal consorte subito dopo le nozze per un presunto tradimento. Allontanata anche dal padre per il disonore arrecato, la Raimondi donò al Volpi, in cambio della sua difesa, un prezioso orologio con carillon che ancora è conservato all’interno delle sale di Villa Pizzo.

Oggi Villa Pizzo è il testimone di un passato ricco di storia e fascino, tra le fronde degli alberi secolari e nei muri robusti del complesso e degli edifici limitrofi.