mariupol

Le notizie sull’ospedale di Mariupol occupato dalle truppe russe, sul personale e i pazienti presi in ostaggio e usati come scudi umani ci riempiono di tristezza ma anche di sdegno.

Invitiamo la Russia a onorare le Convenzioni di Ginevra, con particolare riguardo al rispetto e alla protezione dei malati.

Chiediamo all’Europa di intervenire e alle Nazioni Unite di adoperarsi per aprire un corridoio umanitario, volto a liberare i pazienti e il personale e a trasferirli in luoghi neutrali dove proseguire le cure in sicurezza.

Così il Presidente della Fnomceo, la Federazione nazionale degli Ordini dei Medici, Filippo Anelli, commenta la situazione dell’ospedale regionale di terapia intensiva di Mariupol, occupato dalle truppe russe.

Secondo quanto riporta l’Ansa, i soldati sparerebbero dall’interno dell’ospedale, impedendo a chiunque di uscire.

Alcune persone che avrebbero tentato di fuggire sarebbero state ferite.

Anche Petro Andryushchenko, consigliere del sindaco della cittadina ucraina, ha confermato che i militari russi “costringono i medici a curare i loro feriti” e “usano anche i pazienti come scudo contro i tentativi di riprendere il controllo del nosocomio da parte dei nostri soldati”.

“Gli ospedali civili organizzati per prestare cure ai feriti, ai malati, agli infermi e alle puerpere non potranno, in nessuna circostanza, essere fatti segno ad attacchi; essi saranno, in qualsiasi tempo, rispettati e protetti dalle Parti belligeranti.

Così sancisce la Convenzione di Ginevra per la protezione delle persone civili in tempo di guerra – ricorda Anelli -.

In queste interminabili 21 giornate di conflitto abbiamo visto invece ospedali colpiti, bombardati; donne incinte, puerpere bambini cercare riparo, essere feriti e uccisi. Ora sentiamo le terribili testimonianze dei pazienti e dei medici presi in ostaggio”.

Noi medici abbiamo giurato di curare tutti, senza discriminazione alcuna; la Convenzione applica le disposizioni per la protezione della popolazione civile, e in particolare dei più fragili, ‘senza alcuna distinzione sfavorevole che si riferisca specialmente alla razza, alla nazionalità, alla religione o alle opinioni politiche, e tendono a mitigare le sofferenze cagionate dalla guerra’ – argomenta -. 

Non possiamo tacere, non possiamo rimanere indifferenti. Occorre far cessare subito questi crimini e implementare la rete di assistenza sia sui territori coinvolti dalla guerra, sia nei paesi dell’Unione europea”.

Ieri il nostro Ministro della Salute, Roberto Speranza, ha ribadito l’impegno dell’Italia e dell’Europa a sostegno e vicinanza dei pazienti e degli operatori sanitari colpiti – conclude Anelli -. 

Noi medici siamo pronti a metterci a disposizione, e molti di noi già lo hanno fatto, per offrire il nostro aiuto sui territori colpiti o nell’accoglienza ai profughi, in particolare a coloro che necessitano di cure”.

Immagine di repertorio