Carlo Alberto di Savoia e il dilemma tra monarchia e liberalismo 1

Nella settimana in cui viene ricordata la nascita del Regno d’Italia, raccontiamo la vita di un re che fu fondamentale per la storia del Risorgimento.

Carlo Alberto di Savoia nacque a Torino il 2 ottobre 1798 da Carlo Emanuele di Savoia, principe di Carignano, e Albertina Maria Cristina, principessa di Sassonia Curlandia, imparentati con il re di Sardegna Vittorio Emanuele I.

Da ragazzo Carlo visse presso la corte di Napoleone da cui, all’età di sedici anni, ricevette la nomina di luogotenente della cavalleria imperiale.

Ma quando, caduto l’imperatore corso, per via dei giochi di ascendenze e discendenze dinastiche unite a interessi politici, l’Austria attraverso il Congresso di Vienna lo indicò come l’erede al trono, Carlo tornò a Torino per ricevere l’educazione riservata a un principe.

Nel 1817 sposò Maria Teresa d’Asburgo, da cui ebbe Vittorio Emanuele, Ferdinando e Maria Cristina e cominciò a frequentare gli ambienti liberali dell’aristocrazia piemontese, venendo in contatto con il movimento insurrezionale del quale arrivò a condividere i programmi di rivolta.

Intanto, nel 1821, i moti esplosero inducendo Vittorio Emanuele ad abdicare e, per la temporanea assenza dell’erede al trono, Carlo Felice, il re assegnò la Reggenza a Carlo Alberto, che concedette ai piemontesi la Costituzione.

Ma Carlo Felice, contrario a tale decisione, lo sconfessò costringendolo, pena la perdita del diritto alla successione, ad allinearsi alle sue posizioni e a quelle della Santa Alleanza, che prevedevano l’assolutismo monarchico e l’intervento armato contro i liberali.

Per dare credibilità al suo impegno, Carlo Alberto nel 1823 partì con la spedizione di Spagna per reprimere i moti popolari, mentre stava maturando l’idea che per il conseguimento dell’indipendenza nazionale, la priorità era sconfiggere definitivamente l’Austria.

Salito al trono nel 1831, come primo sovrano del ramo Savoia-Carignano, Carlo si dedicò alla preparazione dell’entrata in guerra, reprimendo inoltre i moti interni della Giovine Italia di Mazzini nel 1833 e 1834, ma introducendo delle significative riforme nella direzione di una maggiore dignità dei cittadini, come le nuove leggi comunali, provinciali, in materia di cassazione e di libertà di culto, oltre ad incoraggiare lo sviluppo economico.

L’avvento al pontificato di Pio IX e la ventata d’innovazioni sociali lo spinsero ad adeguare la sua politica in senso più liberale e fra molte esitazioni, il 4 marzo 1848 accordò la Costituzione, che prese il nome di Statuto Albertino, in una vera esplosione di entusiasmo popolare.

In Europa intanto il fermento rivoluzionario avanzava tra barricate a Parigi, a Vienna, a Berlino, a Palermo.

Il 23 marzo, dopo l’insurrezione delle Cinque Giornate di Milano, il re diede inizio alla prima guerra d’indipendenza aprendo le ostilità con l’Austria, circondato dal consenso di tutti i patrioti ma, dopo una serie di vittorie, fu pesantemente sconfitto a Custoza dal feldmaresciallo Radetzky.

Il 9 agosto Carlo firmò l’armistizio di Salasco, ma nel marzo dell’anno successivo riprese le ostilità.

Nuovamente sconfitto a Novara, profondamente amareggiato e avvilito, il re abdicò in favore del primogenito Vittorio Emanuele II e, con il titolo di Conte di Barge e due servitori, partì in esilio volontario alla volta di Oporto, in Portogallo.

Qui, pochi mesi dopo, Carlo Alberto di Savoia morì il 28 luglio 1849, all’età di soli 50 anni.