Cento anni dalla nascita di uno degli uomini politici più preparati del Novecento italiano…
Enrico Berlinguer nacque a Sassari il 25 maggio 1922 e, conseguita la maturità classica, si iscrisse alla facoltà di Giurisprudenza dell’Università della città, progettando di laurearsi con una tesi su Filosofia del diritto: da Hegel a Croce e Gentile.
Nell’ottobre del 1943 si iscrisse al Partito Comunista Italiano, diventando Segretario della sezione giovanile di Sassari.
All’inizio del 1944 Berlinguer venne accusato di essere uno dei responsabili dei “moti per il pane” verificatosi in quei giorni a Sassari, arrestato, fu prosciolto e scarcerato alla fine di aprile.
Poco dopo divenne il responsabile della Federazione Giovanile Comunista di Sassari, si trasferì poi a Roma ed entrà a far parte della Segreteria Nazionale del Movimento Giovanile Comunista.
Nel 1945, dopo la Liberazione, era a Milano come responsabile della Commissione giovanile centrale del PCI.
Tre anni più tardi, al VI Congresso del PCI, fu eletto membro effettivo del Comitato Centrale e membro candidato della direzione del partito.
In seguito, al Congresso nazionale della Federazione Giovanile Comunista Italiana, fu eletto Segretario Generale, conservando la carica fino al 1956, assunse inoltre la Presidenza della Federazione Mondiale della Gioventù Democratica che ricoprì fino al 1952.
Nel 1957 sposò Letizia Laurenti, da cui ebbe i figli Bianca, Marco, Maria e Laura, e tornò in Sardegna come Vice Segretario Regionale del PCI, divenne poi Segretario Regionale del PCI del Lazio dal 1966 al 1969.
Eletto deputato, entrò in Parlamento per la prima volta nel 1968 come membro della Commissione Esteri e all’interno del partito arrivò alla carica di Vice Segretario Nazionale.
Al XIII Congresso Nazionale del PCI, tenutosi a Milano nel marzo del 1972, Berlinguer fu eletto Segretario Nazionale.
Con tre articoli su Rinascita, fra il settembre e l’ottobre del 1973, Berlinguer fece un’analisi della società moderna partendo dal colpo di Stato in Cile, simbolo del destino di una democrazia fragile.
Il grande successo elettorale, ottenuto dai comunisti italiani alle elezioni del 1975 e del 1976, confermò l’intuizione di Berlinguer e modificò il sistema politico, ormai da anni dominato dalla DC, che era al centro dei governi e delle maggioranze parlamentari
Nel gennaio 1978 Berlinguer incontrò Aldo Moro, il leader democristiano, e gli chiese di agevolare l’entrata dei comunisti al governo.
Ma ad opporsi all’idea furono la destra democristiana, il Vaticano, gli americani e la destra italiana, e due mesi dopo le BR rapirono e uccisero Moro, decretando la fine della solidarietà nazionale e del progetto di Berlinguer, mentre il PCI tornò all’opposizione.
Nel 1981, in un’intervista a Eugenio Scalfari, Berlinguer accusò la classe politica italiana di essere poco pulita, sollevando la questione morale, cuore della politica italiani degli anni Ottanta.
Il 7 giugno 1984 a Padova, mentre stava concludendo la campagna elettorale per le elezioni europee, Enrico venne colpito da un ictus e mori l’11 giugno.
Il suo funerale fu il più imponente della storia d’Italia, dopo quello di Giovanni Paolo II e a Roma milioni i cittadini che lo salutarono per l’ultima volta.