scirea

La grazia e il fair play unici di uno dei giocatori più amati degli anni Ottanta, simbolo di un Mondiale e della Juventus…

Gaetano Scirea nacque a Cernusco sul Naviglio, in provincia di Milano, il 25 maggio 1953 da una famiglia dove il padre siciliano lavorava alla Pirelli.

Fin da piccolo ebbe  una forte passione per il gioco del calcio, debuttando nel gruppo sportivo Serenissima di Cinisello Balsamo, dove fu l’ attaccante dal 1963 al 1967.

Il dirigente della Serenissima San Pio X, Giovanni Crimella, lo portò alle giovanili dell’Atalanta, dove Gaetano cominciò la sua carriera come ala destra poiché era bravo nel palleggio ed elegante nel tocco palla.

Con l’Atalanta debuttò in serie A il 24 settembre 1972 in un Cagliari-Atalanta terminato con il risultato di 0-0.

Si alternò tra i ruoli di libero e ala nelle prime stagioni con gli bergamaschi, per poi diventare un  difensore, dove meravigliava per sicurezza ed eleganza.

Con l’Atalanta disputò tra serie A e serie B un totale di 58 gare, con un solo gol.

Nel 1974 arrivò la chiamata di una grande squadra che credeva nelle doti di Gaetano, la Juventus, per la cifra di 700 milioni di lire.

Proprio alla Juve Scirea divenne una leggenda, con  14 anni di onorata carriera dal 1974 al 1988, e 7 campionati vinti e per un po’ fu anche il leader nella classifica di presenze di un singolo giocatore con la maglia bianconera.

La sua prima stagione lo vide protagonista assieme a uno straordinario quartetto di difensori composto da Cuccureddu, Gentile, Spinosi e Francesco Morini.

Nel 1976-77 fu al centro dell’accoppiata scudetto-coppa UEFA, con una delle prove più dure della sua vita in bianconero,  la finale di Bilbao, in uno stadio che incuteva timore all’ingresso in campo.

Protagonista anche dello scudetto della seconda stella nella storia della Juventus, Gaetano in quegli anni era oltre che colonna della difesa juventina, anche uno degli uomini simbolo della Nazionale, su cui Enzo Bearzot costruì,  tra il 1978 e il 1982,  la squadra che divenne campione del Mondo al Mundial di Spagna.

L’ultima competizione internazionale a cui partecipò Sciera fu è il Mondiale 1986, come capitano, dove l’Italia non andò oltre gli ottavi di finale, eliminata dalla Francia di Platini.

In totale con la Nazionale Italiana disputò 78 gare, tra i più presenti di sempre, con due gol messi a segno.

Altre gioie in bianconero furono la Coppa Campioni del 1985 e la Coppa Intercontinentale conquistata a Tokyo ai rigori contro l’Argentinos Juniors per 2 – 2.

Si ritirò alla fine della stagione 1987-88, collezionando con i bianconeri un totale di 377 partite e 24 gol.

Dopo il ritiro Scirea cominciò la carriera di allenatore, promosso da Boniperti come tecnico in seconda della Juve nel 1988, ma mori il 3 settembre 1989 in un incidente stradale, a soli 36 anni, in una trasferta in Polonia, dove doveva assistere ad una partita del Gornik Zabrze, con cui la squadra bianconera di Dino Zoff avrebbe giocare qualche tempo dopo in un match di Coppa Uefa.

La notizia della sua scomparsa venne data  in tv da Sandro Ciotti, lasciando tutti sgomenti alla Domenica Sportiva su Rai2.

Oggi Scirea riposa nel cimitero di Morsasco, nell’Alessandrino, comune d’origine della moglie Mariella, da cui ebbe il figlio Riccardo.

A Cernusco sul Naviglio, suo paese natale, gli è stato dedicato lo stadio locale e la Curva Sud del vecchio stadio di Torino, il Delle Alpi, venne denominata, fino alla demolizione del 2009, la curva Scirea da parte dei tifosi juventini.

A Torino c’è anche una strada che lo ricorda, Corso Gaetano Scirea, che costeggia l’ingresso principale dello Juventus Stadium.