Un santo che fu fondamentale per la vita di Don Bosco e la crescita dei Salesiani..
Giuseppe Cafasso nacque a Castelnuovo d’Asti, oggi Castelnuovo Don Bosco, il 15 gennaio 1811 ultimogenito di una famiglia contadina dove la sorella Marianna fu la madre del beato Giuseppe Allamano, rettore del Convitto e del Santuario della Consolata, nonché fondatore dell’Istituto Missioni della Consolata.
Il giovane venne ordinato prete il 21 settembre 1833 nella chiesa dell’Arcivescovado di Torino e l’anno dopo conobbe don Luigi Guala, di cui fu collaboratore e con il quale fondò il Convitto ecclesiastio di San Francesco d’Assisi, per la formazione del clero torinese.
Padre spirituale, direttore di anime, consigliere di vita ascetica ed ecclesiastica, formatore di preti, Cafasso fu rettore per 24 anni del Convitto ecclesiastico, che nel 1870 si trasferì al santuario della Consolata, dove oggi si trova la sua tomba.
Le sue lezioni erano basate sulle verità della fede e sul sapiente bagaglio di conoscenze, ma anche palpitanti di documentazione raccolta dal vivo nel confessionale, al capezzale dei morenti, nelle missioni predicate al clero e al popolo.
Il sogno di Cafasso era di fare di ogni sacerdote un uomo di Dio splendente di castità, di scienza, di pietà, di prudenza, di carità; assiduo alla preghiera, alle funzioni religiose, al confessionale, sempre devoto alla figura di Maria.
Giuseppe fu il confessore della serva di Dio Giulia Falletti di Barolo e fra i sacerdoti da lui formati sono ricordati san Giovanni Bosco, fondatore dei Salesiani e delle Figlie di Maria Ausiliatrice, il beato Francesco Faà di Bruno , fondatore dell’Opera di Santa Zita e della congregazione delle Suore Minime di Nostra Signora del Suffragio, il beato Clemente Marchisio , fondatore dell’Istituto delle Figlie di San Giuseppe, Lorenzo Prinotti, fondatore dell’Istituto dei sordomuti poveri e Adolfo Barberis, fondatore delle Suore del Famulato Cristiano.
S’adoperò molto per la conversione dei carcerati delle prigioni cittadine, tanto da rimanervi fino a tarda notte, e spesso portava sigari e tabacco da fiutare, al posto della calce che i carcerati raschiavano dai muri; ma soprattutto aiutava ladri e assassini.
Il prete della forca, come venne chiamato, usava immensa misericordia, possedendo un’intuizione unica dei cuori, e trattava tutti come galantuomini, tanto che il reo il più delle volte si pentiva dei suoi misfatti.
Giuseppe Cafasso morì a Torino il 23 giugno 1860, Papa Pio XII il 9 aprile 1948 lo proclamò patrono delle carceri italiane e, con l’Esortazione apostolica Menti nostrae, il 23 settembre 1950, lo indicò come modello ai sacerdoti impegnati nella Confessione e nella direzione spirituale.