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La nascita di uno dei simboli della Milano del secondo dopoguerra…

La storia degli aeroporti civili della Milano di oggi cominciò nei primi anni Trenta, quando l’aeroplano, simbolo di progresso, di ardimento e di velocità, aveva già da tempo conquistato i cittadini, anche come mezzo di trasporto, al punto che si sentì l’esigenza di dotare la città di uno scalo aereo più moderno ed attrezzato del campo di volo di Taliedo, dove allora passava il mondo aeronautico meneghino.

Così nel 1932 diverse autorità milanesi, guidate dal podestà Marcello Visconti di Modrone, proposero ad Italo Balbo, ministro dell’Aeronautica, di chiudere al traffico l’aerodromo di Taliedo e di edificata un nuovo aeroporto.

La proposta, che venne bene accolta, era maturata nel clima di ripresa economica che faceva vedere nuove necessità e possibilità per il mondo aeronautico, civile e militare.

Esaminate alcune soluzioni alternative, si decise di realizzare la nuova struttura a ovest dell’Idroscalo, per favorire l’integrazione fra lo scalo destinato agli idrovolanti e quello destinato ai velivoli terrestri.

La città di Milano avviava un progetto ambizioso, che, occupando una superficie di circa 3.000.000 di metri quadri, sarebbe risultato tre volte più vasto di quello di Taliedo e la maggiore parte del complesso sarebbe stata realizzata sul territorio del Comune di Linate, e una più piccola nei Comune di Segrate e di Milano.

I lavori per la costruzione del nuovo aeroporto iniziarono nel giugno 1933 e i lavori vennero ripartiti fra l’Aeronautica Militare e l’Amministrazione comunale di Milano,  che avrebbe realizzato l’Aerostazione.

L’aeroporto, intitolato a Enrico Forlanini, venne inaugurato il 21 ottobre 1937 e fu completato con destinazione esclusivamente civile nel 1938,  alla vigilia della seconda guerra mondiale.

Milano era così collegata con Francoforte, Colonia, Amsterdam, Venezia, Torino, Parigi, Londra, Zagabria, Belgrado, Bruxelles e Monaco, mediante servizi di linea delle compagnie italiane ALI e Ala Littoria, in accordo con vettori stranieri come Air France, KLM e Lufthansa. La frequenza minima dei voli era trisettimanale, ma molte linee offrivano frequenze giornaliere, mentre in primavera ed in estate il collegamento con la Capitale era bi-giornaliero.

Le rotte interne si snodavano lungo la dorsale della penisola, congiungendo Milano a Bologna, Roma, Napoli, Palermo, e sulla trasversale Torino-Venezia, fino ad Ancona ed esistevano inoltre dei collegamenti sull’alto Adriatico gestiti con idrovolanti.

Durante la Seconda Guerra Mondiale, l’aeroporto di Linate, come tutti gli scali italiani, fu completamente militarizzato e gli aeromobili vennero requisiti per missioni di soccorso.

Nella primavera del 1947 l’attività aeronautica riprese gradualmente e, a Milano, l’aeroporto di Linate riaprì con un collegamento per Roma operato dalla compagnia aerea LAI.

La pista originaria fu velocemente prolungata da 600 a 900 metri mediante l’utilizzo di grelle metalliche, cioè di pannelli d’acciaio perforati e componibili, introdotti dagli americani, che in tempo di guerra venivano usate per l’approntamento di campi d’atterraggio di fortuna, che non consentiva però l’atterraggio dei più moderni quadrimotori.

Ancora oggi, nonostante la vicinanza del più moderno aeroporto di Malpensa, Linate resta uno dei punti di riferimento per gli aerei che atterranno nella provincia di Milano.