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A dieci anni dalla scoperta del Bosone di Higgs, la Strada Sotterranea Nuovissima del Castello Visconteo Sforzesco di Vigevano, fino al 31 luglio,  propone la mostra Il Bosone di Higgs, tra arte, scienza, trascendenza. 

Si tratta di un evento particolare che combina alla visione scientifica quella artistica, facendo notare come da punti di vista diversi sia  possibile allargare il campo delle conoscenze umane sul piano della filosofia, della trascendenza e della capacità di riformulare la progettazione e la gestione di molti aspetti delle attività sociali. 

I protagonisti in mostra con le loro documentazioni e le loro opere son Giuseppe Portella, artista da sempre interessato alle relazioni tra arte e scienza; Valerio Grassi,  scienziato in forza al CERN negli anni della scoperta del Bosone di Higgs e per questo insignito del prestigioso riconoscimento di Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana.

Sono esposte delle parti del calorimetro del detector Atlas del Cern provenienti dalla Sezione di Milano dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare e la mostra è affiancata da conferenze, proiezioni audio-video ed eventi performativi che si terranno durante tutto il periodo espositivo.

La rivelazione dell’esistenza del Bosone di Higgs, conosciuto anche come la Particella di Dio, o la Particella maledetta, fu confermata al pubblico dal CERN di Ginevra il 4 luglio 2012.

Da quasi mezzo secolo gli scienziati hanno indagato sulla presenza, nel mondo sottonucleare, di una particella il cui compito è di conferire massa a tutte le altre particelle e che permettesse loro di apparire come entità materiali e quindi di manifestarsi visivamente.

Il nome del Bosone è un tributo a Peter Higgs, fisico britannico e Premio Nobel per la fisica nel 2013, che già nel 1964 aveva teorizzato la sua esistenza e la scoperta di questa nuova particella elementare completò un altro tassello della teoria fisica e del Modello Standard.

Le rappresentazioni iconografiche del Bosone di Higgs, raccontato da più punti di vista, trovano spesso corrispondenze con altre immagini in uso nei linguaggi figurativi provenienti da tradizioni religiose e di indirizzo spirituale.

Il design dell’acceleratore LHC, in uso al CERN di Ginevra ha,  in alcune delle sue rappresentazioni, delle similitudini impressionante con quelle dei disegni concentrici dei Mandala.

Queste particolari forme di rappresentazioni sacre sono concepite a partire da un impianto diagrammatico geometrico di provenienza tibetana, per poi essere utilizzate nelle culture religiose e spirituali di provenienza asiatica per proporre  ai devoti elementi di meditazione e suggestioni idonee al raggiungimento di una dimensione dell’ Essere trascendente dalla materia e dall’ambiente che lo circonda.

Attraverso il raccoglimento interiore il praticante in Asia potrà sperimentare forme di spiritualità e di filosofia che ispirano comportamenti e atteggiamenti interiori equilibrati e di accettazione nei confronti delle esperienze della vita.

Il Mandala è composto  da un disco di forma rotonda organizzato attorno a un punto centrale attorno al quale ruotano una serie di disegni simmetrici colorati a rappresentare l’ordine del micro e del macro cosmo, ed è un luogo-logo simbolico, geometrico, attivatore di connessioni e di relazioni rappresentative verso un mondo di misteri in cui abitano le divinità.