aprica

Come ogni anno, torna sabato 23 luglio uno degli eventi folcloristici più attesi dell’estate a  Aprica, in Valtellina, I Tep d’ina olta, giunto alla sedicesima edizione.

L’evento ha l’obiettivo di far rivivere il passato di Aprica e in particolare la sua tradizione contadina, infatti  durante la serata ci saranno rivisitazioni della vita di un tempo con taglialegna e fabbri, donne in costume tipico che filano a mano o battono le segale.

Sono immancabili gli assaggi di prodotti tipici della tradizione come il panvì, il caffè d’orzo, il cüsciöl e formaggi locali, il tutto accompagnato dai vini valtellinesi.

Sarà possibile scegliere fra due percorsi, il primo con prevalenza di assaggi di Rossi di Valtellina e uno con assaggi prevalenti di Sfurzat (Sforzato) selezionati fra le prestigiose cantine valtellinesi.

Aprica era originariamente una frazione del Comune di Teglio, il cui capoluogo è situato sul versante opposto della Valtellina e dal 1927 è un comune a sé stante.

Fin dal Medioevo, ma con ogni probabilità già dall’epoca romana, l’omonimo passo era  un’importante via di comunicazione tra Valtellina e Valcamonica.

Le fortune del villaggio venenero  segnate dalla costruzione, a partire dal 1848, su iniziativa del governo austriaco del Regno Lombardo Veneto, di una strada che collegò, tramite il passo dell’Aprica, Edolo e la Val Camonica con Tresenda e la Valtellina.

Ciò consentì di evitare i perigliosi Zapéi d’Abriga (Zappelli di Aprica) e gli altri valichi più a monte, come il Passo di Piatolta (Pian di Gembro), il Passo di Guspessa, il Passo del Mortirolo e il Passo dello Stelvio, che sono impraticabili per molti mesi.

La strada venne  terminata dagli Austriaci proprio alla vigilia della II Guerra d’Indipendenza, che li avrebbe visti perdere le Lombardia.

Subito dopo l’Unità d’Italia, Aprica chiese di divenire Comune autonomo, richiesta poi reiterata nel1871 e 1879, ma soltanto negli anni Venti del secolo scorso si concluse l’iter amministrativo definitivo, sfociato nel distacco di Aprica da Teglio nel 1927.

Verso la fine del XIX secolo cominciò in paese l’attività turistica che, prima  integrandosi con quella agro-pastorale, poi soppiantandola, è arrivata ad essere oggi il principale settore economico locale.

In realtà Aprica ha sempre avuto, da secoli, una forte vocazione all’ospitalità, favorita dall’essere punto obbligato di passaggio e dalla suggestiva geografia.

Nella contrada di San Pietro già in epoca medioevale esisteva uno xenodochio, dove sostavano gruppi di viandanti, specie soldati dei più svariati eserciti e pellegrini.

Il primo albergo degno di tal nome, l’Hotel Aprica dei Negri, ora grande residenza turistico-alberghiera, venne  edificato molto  prima del 1870.

Vi furono ospitati anche personaggi del mondo aristocratico, alto borghese e scientifico ottocentesco; come la violinista Teresina Tua in Quadrio che soggiornava in estate in una villa vicino alla Chiesa parrocchiale dei Santi Pietro e Paolo e il rettore dell’Università di Pavia Camillo Golgi, Premio Nobel per la Medicina 1906, originario della vicina Córteno, che vi soggiornò dal 1880 al 1913.